Di Maio, Conte e una classe politica che promette di far volare gli asini

di Elio Truzzolillo

Pubblicato il 2019-09-03

Ieri il capo politico del M5S Di Maio e il presidente incaricato Giuseppe Conte hanno fatto la loro ennesima diretta Facebook. Si potrebbe scrivere un libro per ogni intervento dei nostri politici per analizzarne le bugie, le imprecisioni e le manipolazioni strumentali della realtà. Tuttavia vorrei soffermarmi su una balla in particolare che entrambi hanno …

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Ieri il capo politico del M5S Di Maio e il presidente incaricato Giuseppe Conte hanno fatto la loro ennesima diretta Facebook. Si potrebbe scrivere un libro per ogni intervento dei nostri politici per analizzarne le bugie, le imprecisioni e le manipolazioni strumentali della realtà. Tuttavia vorrei soffermarmi su una balla in particolare che entrambi hanno ripetuto per effettuare una riflessione più generale. Cominciamo dalla diretta Facebook di Di Maio. Al minuto 2:50, a proposito dell’alleanza con la Lega (che chiama contratto) e per giustificare l’alleanza con il PD, Di Maio afferma:

“Un metodo che tra l’altro avevo ampiamente annunciato in campagna elettorale e potrete verificare dai video on line come avessi sempre parlato di contratto qualora non avessimo raggiunto il 40%”.

Passiamo alla diretta di Conte, minuto 5:48, per tentare di superare i dubbi degli elettori del M5S sulla nuova alleanza, il presidente incaricato dice:

“A voi ricordo che il movimento ha sempre detto in modo molto chiaro, prima delle elezioni, che se non avesse avuto la maggioranza assoluta in parlamento avrebbe realizzato il programma con le forze disponibili a farlo”.

Mentono ambedue. Chi ha seguito la campagna elettorale del 2018 potrà ricordare che Di Maio diceva ben altro. Egli affermava che semplicemente il movimento si sarebbe presentato alle camere con la sua squadra di governo (presentata prima delle elezioni) e avrebbe chiesto il sostegno degli altri partiti. Questi ultimi avrebbero dovuto dare la fiducia, non si sa per quale motivo, senza discutere sul programma, senza richiedere incarichi nei ministeri e senza riunioni e incontri preliminari (perché queste cose si fanno in parlamento diceva Di Maio, che ha fatto poi tre mesi di incontri per formare il governo con la Lega e altri ne sta facendo adesso). Qui, qui e qui due dichiarazioni di Di Maio e una di Di Battista a questo proposito tra le prime che ho trovato dopo una veloce ricerca.

di battista paragone rousseau voto m5s conte bis pd - 1

Ora, il problema non è tanto o solo che un politico non mantenga la parola e non è neanche che faccia finta di non aver mai detto determinate cose. Chi segue un po’ la politica, infatti, sa benissimo che gli elettori hanno una memoria brevissima e che in ogni caso sono disposti a sorvolare su ogni promessa non mantenuta dai propri beniamini. Il problema è un altro: il problema è una società che pratica la sospensione dell’incredulità in modo patologico, facendo sì che un politico possa dire assurdità senza esserne danneggiato nell’immediato. In altre parole il problema non è che un politico non sia stato capace di fare spuntare le ali agli asini per farli volare (è ovvio che sia così), ma che sia stato eletto nonostante abbia fatto questa promessa. È un problema che riguarda la società tutta. Nessun giornalista o conduttore ha avuto la decenza di controbattere: “Guardi signor Di Maio, ho il dovere professionale e morale di dire al mio pubblico, che potrebbe essere non avvezzo a certe questioni, che quello che lei dice è improponibile. Se si escludono governi in situazioni emergenziali, non esiste in questo universo che lei vada in parlamento con i suoi ministri e chieda una semplice adesione incondizionata a tutti i partiti. Anzi, un presidente della repubblica non ubriaco non le affiderebbe neanche un incarico a queste condizioni”. Lo hanno detto a suo tempo i vari Floris, Vespa, Telese, Giletti, ecc.? No, non lo hanno detto. Così come nessuno ha avuto il coraggio di dire in faccia a Berlusconi che era indecente che avesse promesso di sconfiggere il cancro. È ovvio che poi nessuno gli abbia rimproverato di non averlo fatto, ma abbiamo permesso che lo dicesse senza crocifiggerlo pubblicamente a quella fesseria. Renzi ha promesso prima delle elezioni politiche del 2018 un deficit del 2,9% per 5 anni e nessuno ha avuto la bontà di spiegarci che era impossibile (oltre a spiegare a lui che la regola del 3% non è più in vigore). A cosa pensava Bruno Vespa mentre Di Maio prometteva a Porta a Porta un censimento dei raccomandati in RAI? Non è stata una promessa non realizzata, era irrealistica sin dall’inizio. Abbiamo discusso per mesi e seriamente dell’idea romantica della decrescita felice, della possibilità di ridurre l’orario di lavoro a parità di salario per combattere la disoccupazione, di monete parallele e di mini-bot. Nessun giornalista ancora oggi ha il coraggio di chiedere all’ex ministro delle politiche agricole Martina (PD) come ha potuto promettere l’azzeramento dei “pesticidi” in agricoltura entro il 2025 se il suo partito avesse vinto le elezioni. Anche quello non era un obiettivo difficile, era semplicemente impossibile. Di Maio può affermare che il futuro governo dismetterà gli inceneritori esistenti che in realtà sono già troppo pochi. Lo scrivo prima della nascita del governo, non succederà e sarà un disastro se non se ne progetteranno di nuovi. Su Salvini stendiamo un velo pietoso per non tediare il lettore con altri esempi. È allucinante la sospensione dell’incredulità di cui è vittima questo paese con la complicità di giornalisti e intellettuali. Su alcuni temi non è, quindi, scandaloso che certe promesse si rivelino delle balle, è semplicemente indecente che si possa farle senza essere considerati sin dall’inizio dei buffoni e perdere sin da subito tutta la credibilità.

Leggi sull’argomento: «Faccio saltare il M5S: state sabotando il voto su Rousseau?»

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