Il Decreto Imprese dimenticato e i rider ancora al palo

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-08-22

Continua a tardare la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del Decreto imprese varato dal governo, con la formula “salvo intese”, il 6 agosto scorso. Il provvedimento coinvolge circa 31 mila lavoratori

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La crisi colpisce i rider. Continua a tardare la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del Decreto imprese varato dal governo, con la formula “salvo intese”, il 6 agosto scorso. Il provvedimento coinvolge circa 31 mila lavoratori: contiene le misure di regolarizzazione del lavoro dei rider; fondi per i contratti di solidarietà alla Whirlpool di Napoli; la reintroduzione di un’immunità penale (parziale) per proprietari e amministratori della ex Ilva; fondi per le aree di crisi industriale; la proroga a tutto dicembre delle retribuzioni per i lavoratori socialmente utili; la stabilizzazione dei precari dell’Anpal.

decreto rider cottimo

Tra l’altro, ricorda oggi Repubblica, le stesse misure contenute nel decreto, erano state bocciate dai rider: «Il provvedimento è nettamente al ribasso rispetto alle promesse e alle versioni precedenti che ci erano state presentate dal governo», sottolineava all’epoca dell’annuncio la Riders Union di Bologna, uno dei primi e più affollati sindacati della categoria. Sotto accusa la permanenza, anche se pro quota, del cottimo. Nel testo previste inoltre una “paga oraria”, a patto che si accetti almeno una chiamata in quell’ora, e l’assicurazione Inail obbligatoria.

Le uniche proposte concrete sono arrivate in questi mesi dalla magistratura, con la sentenza della Corte d’Appello di Torino che ha stabilito il diritto ad una retribuzione calcolata sul quinto livello del contratto nazionale della logistica, e da alcune Regioni (Piemonte, Emilia-Romagna, Marche e Umbria) che hanno approvato e trasmesso al Parlamento proprie proposte di legge sulla Gig economy. Regolarmente trascurate.

I testi regionali introducono un trattamento economico non inferiore ai minimi previsti dal contratto collettivo o dalla contrattazione collettiva più affine; il divieto del cottimo; l’esclusione di algoritmi per l’assegnazione del lavoro e per la valutazione delle prestazioni; il diritto alla malattia, alla maternità, alla “disconnessione” temporanea dalla piattaforma; tutele sulla libertà di opinione e contro le discriminazioni. Stessi contenuti nella legge regionale approvata dal Lazio, ma non trasmessa alle Camere.

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