Il Decreto Dignità e il boom di contratti meno tutelati

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-07-02

I dati di Assolavoro: più lavoro occasionale, meno somministrazione (-65mila). Penalizzate le forme contrattuali flessibili più tutelate, con una maggiore diffusione delle tipologie che offrono minori garanzie per i lavoratori

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Il decreto dignità ha provocato un boom del lavoro occasionale. Assolavoro, insieme a Datalab, ha fatto il tagliando al decreto dignità che compie un anno, mettendo a raffronto i dati Inps del periodo compreso tra luglio 2018- e aprile 2019 con lo stesso periodo dell’annualità precedente (luglio 2017-aprile 2018): ebbene, racconta oggi Il Sole 24 Ore, il contratto di somministrazione ha perso circa 65 mila addetti. Il dato è frutto del saldo tra la perdita dei somministrati a termine (- 96 mila) e l’incremento dei somministrati a tempo indeterminato (+ 30,5 mila). Va detto che nello stesso periodo sono aumentati gli occupati a tempo indeterminato (+105mila), peraltro con un contributo consistente che arriva dai +30,5 mila assunti in staff leasing.

Tradotto in numero di contratti, la somministrazione nel confronto tra i due periodi di riferimento ne ha persi 289mila sotto la vigenza del decreto dignità (-26,2 %). Nello stesso arco temporale sono cresciuti i contratti a tempo indeterminato di oltre 114 mila unità (+11,8%). Ma contemporaneamente ci sono 113mila contratti a termine in meno (– 4,2%), le assunzioni stagionali sono diminuite di quasi 8 mila unità (- 2%), mentre per le prestazioni occasionali si registrano 53 mila contratti in più (+ 39,8%) e per i contratti intermittenti 26 mila in più (+ 5,5%).

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I dati di Assolavoro sul Decreto Dignità (Il Sole 24 Ore, 2 luglio 2019)

Anche con l’apporto positivo dell’apprendistato (+12mila contratti) il saldo tra gli andamenti dei due periodi secondo l’analisi di Datalab è negativo per quasi 206mila contratti (-3,9%). Segno di come l’irrigidimento delle norme sui contratti a termine e sulla somministrazione, avvenuto in una fase di incertezza economica abbia favorito un travaso verso i contratti stabili, ma in una misura non sufficiente a colmare la caduta dei contratti flessibili. «

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