Economia

La mappa dei debiti pubblici

neXtQuotidiano 19/04/2018

Cosa è cambiato nel mercato dei titoli di Stato dal 2008 a oggi e perché tutto va nella direzione di una maggiore stabilità del sistema anche in caso di shock

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Se si guarda chi detiene i titoli di Stato dei vari Stati si scopre che oggi sono in mani molto più stabili e meno speculative di qualche anno fa. È vero che i debiti sono aumentati, ma è anche vero che è più difficile che la speculazione li colpisca (come accadde all’Italia nel 2011) o che qualcuno li usi per rappresaglie diplomatiche. Per una ragione, spiega oggi Il Sole 24 Ore, documentabile nei dati: sui debiti pubblici oggi ci sono più investitori stabili come banche centrali o istituzioni domestiche. Questo non significa che l’iperindebitamento non sia preoccupante. Significa però che questa montagna è meno vulnerabile sui mercati.

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Quanti debiti sono all’estero (Il Sole 24 Ore)

Il primo motivo di questo cambio di prospettiva è l’azione delle banche centrali, che con le loro politiche espansive per combattere il credit crunch hanno riempito la loro pancia di debiti pubblici. Il secondo motivo è che gli investitori stranieri si sono ritirati dagli acquisti. In Italia nel 2008 il 51% del debito era in mano a investitori non italiani: questo ha portato alla maggiore volatilità che ha causato la speculazione del 2011.

Il resto è nelle più stabili mani della Banca d’Italia (19%), banche, assicurazioni e fondi pensione italiani (39,8%) e altri residenti (5,2%). E numeri simili per altri Paesi che in passato hanno attirato speculazione. Nel 2008 solo il 16% del debito pubblico del Portogallo era nelle mani di investitori nazionali, mentre oggi questa quota è salita al 57,2%.

La Spagna nello stesso arco di tempo ha aumentato gli investitori domestici dal dal 52% al 57%, con punte però del 70% nella fase di crisi del debito. «Il caso di scuola è il Giappone, che ha il 90% del debito in mani nazionali – osserva Nathan Sheets, chief economist di Pgim (partner di Ubi Pramerica sgr) ed ex Sottosegretario al Tesoro degli Stati Uniti per gli affari internazionali -. Sebbene il Paese abbia un debito pari al 250% del Pil, questo fatto lo rende più stabile. Semplicemente perché gli investitori domestici non scappano in caso di difficoltà».

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Tutti i creditori degli Stati (Il Sole 24 Ore, 19 aprile 2018)

Infine c’è una terza motivazione: i titoli di Stato non sono in mano a speculatori, ma sono usati in gran quantità da banche centrali estere per costruire riserve valutarie. È il caso, oltre agli Stati Uniti, della Germania. Qualunque banca centrale che voglia avere riserve in euro o che voglia difendere il cambio nei confronti dell’euro acquista infatti Bund tedeschi.

Leggi sull’argomento: Il debito pubblico da Prodi a Renzi

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