Fact checking
Dario Corallo: un laureato all’università del PD
Giovanni Drogo 19/11/2018
Il Capo della Comunicazione dei Giovani Democratici che ha infiammato l’Internet (ma non la platea Dem) con il suo intervento contro la classe dirigente del PD è il perfetto esempio di come si forma l’apparato della ex Ditta
Nel Partito Democratico l’uomo del momento è Dario Corallo, “giovane” (per gli standard della politica) esponente dei Giovani Democratici e candidato alla Segreteria del partito. Diventato famoso grazie ad un passaggio del suo intervento – molto simile a quello che lanciò Debora Serracchiani nel 2009 – in cui accusava i dirigenti Dem di comportarsi “alla Burioni”. Un’accusa che molti hanno frainteso intendendo che si trattasse di una critica (addirittura da posizioni antivacciniste) al medico del San Raffaele quando in realtà era semplicemente un invito a non utilizzare il sistema delle blastate per fare politica (e un’esca perfetta per suscitare il prevedibile polverone dei fan di Burioni dentro e fuori al PD).
Chi è Dario Corallo
Trentun’anni compiuti da poco, laurea specialistica in Filosofia alla Sapienza con tesi in filosofia del linguaggio. Nel 2008 è stato portavoce dei Giovani Democratici di Roma (l’organizzazione giovanile del PD) e dal 2016 è membro della Segreteria dei GD dove ha ricoperto il ruolo di responsabile Cultura. Durante la campagna elettorale per le Europee del 2014 è stato coordinatore della campagna per Roma e il Lazio. Sempre dal 2014 è Capo Ufficio Stampa e responsabile comunicazione dei Giovani Democratici.
Nel 2016 Dario Corallo è stato chiamato a far parte dello staff di consulenti e collaboratori di Maurizio Martina al Ministero dell’Agricoltura (dove è rimasto fino al 2018). In un’intervista al Fatto Quotidiano di oggi Corallo spiega che il suo “attacco” a Burioni ha messo in luce «l’arroganza di chi opera intorno al potere». Quando Alessia Grossi gli fa notare che lui “intorno al potere” ci ha lavorato lui corregge il tiro «diciamo l’arroganza di chi gestisce il potere» precisando che al Ministero «ho lavorato da impiegato, sono stato scelto dal capo ufficio stampa in base al mio curriculum».
Il curriculum di Dario Corallo
Non c’è nulla di male nell’essere chiamati a lavorare al Ministero come addetto stampa (o impiegato), anzi per un giovane è sicuramente un’esperienza importante. E non c’è nulla di male che al Ministero vengano chiamate persone che appartengono allo stesso partito del ministro, in fondo si tratta di nomine fiduciarie. Ma dal curriculum di Dario Corallo, regolarmente pubblicato sul sito del MIPAAF qualcuno potrebbe mettere in dubbio che si sia trattata di una scelta davvero basata sulla meritocrazia.
Infatti al di là delle esperienze all’interno dell partito Corallo può indicare tre esperienze lavorative significative. La prima è un incarico da “docente” di un laboratorio extracurriculare di Cinematografia al liceo Classico “Vivona” di Roma. Attività per la quale – si precisa nel curriculum – «Ho vinto numerosi premi con i cortometraggi realizzati dal Laboratorio di Cinema da me tenuto». Si tratta dello stesso liceo dove Corallo si è diplomato nel 2007 (ed era insegnante del corso già nel 2004). La seconda – in ordine cronologico – è quella di steward per una società di promozione eventi, più un lavoretto che un lavoro. La terza è l’attività di “collaboratore” per Pandora, rivista di teoria e politica per la quale risulta aver pubblicato un interessante articolo sugli “-ismi” (e sicuramente qualche altro contributo che è finito sull’edizione cartacea in abbonamento e non su quella Web, che è gratuita).
Su LinkedIn dove Corallo si presenta dicendo di sé «I’ve been working many years in political and institutional communication» si aggiunge anche un’esperienza di cinque mesi da cameriere a Londra presso il ristorante italiano “Studio Pasta” nel 2007. Ora alla luce di questi fatti sarebbe interessante sapere in base a quali particolari competenze del curriculum Dario Corallo sia stato – legittimamente – chiamato al Ministero. Non siamo certo ciechi, sicuramente l’esperienza nei Giovani Democratici è stata formativa e necessaria a capire i meccanismi della comunicazione politica. Ma quando il curriculum si riduce solo a quello forse parlare di meritocrazia è un po’ troppo.