La versione di Daniele Luttazzi sull'accusa di evasione fiscale

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2014-10-07

La storia di Daniele Luttazzi indagato per evasione fiscale era finita sul Giornale domenica: il signor Daniele Fabbri (questo il vero nome del comico) è nei guai con la sua società, la Krassner Entertainment, a cui ha attribuito la cura della sua immagine di artista. Da quella società veniva riconosciuto al comico un compenso del …

article-post

La storia di Daniele Luttazzi indagato per evasione fiscale era finita sul Giornale domenica: il signor Daniele Fabbri (questo il vero nome del comico) è nei guai con la sua società, la Krassner Entertainment, a cui ha attribuito la cura della sua immagine di artista. Da quella società veniva riconosciuto al comico un compenso del 25%, ma questa, sempre stando a quanto dice la Procura, sarebbe stata corrisposta attraverso una falsa rappresentazione contabile, volta ad evadere il pagamento dell’Irpef per un valore che supera i 140mila euro. Gli investigatori che hanno messo il naso nella documentazione hanno scoperto un illecito fiscale che supera la soglia oltre la quale si pagano solo sanzioni amministrative, e di conseguenza il procuratore ha chiesto il processo. L’udienza preliminare non è ancora stata fissata. Oggi Luttazzi risponde sul Fatto alle accuse:

Nutro da sempre profonda stima per la Guardia di Finanza e la raccomando vivamente a chiunque: perciò considero quello delle Fiamme Gialle di Fiumicino un malaugurato abbaglio. Mi accusano infatti di aver compiuto un’elusione fiscale nel 2012 tramite la mia società. Ma sono arrivati alla denuncia penale conteggiando come“non pagate” tasse che la mia società aveva giàpagato nel 2007! Alla vivace e comprensibile protesta del mio ottimo commercialista, il luogotenente che ha condotto l’indagine ha alzato le manidicendo: “Ah, ma noi i conti del 2007 non li abbiamocontrollati.” Testuali parole. E così mi ritrovo coinvolto in un processo penale che non sarebbe dovuto neppure cominciare.
Non ho fondato la mia società per creare “una scatola vuota con cui eludere le tasse”, come deducono le Fiamme Gialle di Fiumicino, ma perché obbligato dalla legge in materia di spettacolo.Infatti un monologhista può esibirsi in teatro solo se in possesso di un certificato di agibilità, che l’Enpals concede alle società,non al singolo monologhista.La mia società non era affatto “una scatola vuota”:aveva una sede, dove lavorava una professionista con una ventennale esperienza nel settore della distribuzione, dell’organizzazione e della promozione teatrale. Per sette anni, questa società ha curato l’organizzazione e la promozione dei miei tour teatrali e tutta la contrattualistica relativa ai miei impegni di lavoro. Non fossero bastate le disposizionidi legge in materia di spettacolo, a cui mi sono attenuto, e le rendicontazioni puntuali dell’attività, sarebbe stato facile accertare che lamia società non era “una scatola vuota”, ma una realtà viva, operante e per me indispensabile: era sufficiente chiedere a uno qualunque dei cento teatri in cui ho lavorato negli ultimi sette anni. Male Fiamme Gialle di Fiumicino non hanno verificato,dando per scontato che la mia società fosse una scatola vuota, come vuole un deprecabile luogo comune sulle società create da attori.
Né la mia società ha eluso le tasse: sia perché, ripeto, le somme che mi vengono contestate furono pagate nel 2007 (cioè cinque anni prima di percepire i pagamenti:le società infatti vanno per competenza,non per cassa), sia perché la mia società non hamai ripartito gli utili. Dov’è quindi l’elusione fiscale?Non c’è.Non appena un artista costituisce una società di servizi come la legge richiede, da quel momento può essere accusato automaticamente di elusione fiscale (“abuso del diritto”) in base all’assioma chela si è costituita per beneficiare di una tassazione agevolata. In questo modo, con superficialità, viene attuato un vero e proprio abuso dell’abuso didiritto che offende la tua dignità di cittadino rispettosodelle leggi. Mi difenderò nel processo,come ho sempre fatto, a differenza di un noto statista che poi è finito ai servizi sociali, ma continua a reggere le sorti di questo divertente Paese.
Da un fatidico marzo 2001, in cui si scatenò il putiferio dopo una mia celebre intervista, vengo periodicamente molestato dai media con il pretesto di reati che non ho commesso. Il metodo è sempre lo stesso: si impasta una mezza verità con una buona dose di malizia al fine di ottenere il torrone morbido di un titolo che mi dia del disonesto, ben sapendo,dato che si tratta di professionisti, che una mezza verità fa molto più danno di una bugia intera(“Luttazzi plagiatore!” “Luttazzi evasore!”).So che continuerete finché campo, non ve ne voglio:i tipi come me irritano, e a ciascuno il suo mestiere; ma se usate l’argomento del “moralista che fa la morale agli altri e poi lui invece è un disonesto”mi spaventate. Io non sono né un disonesto,né un moralista. Il mio riferimento è Lenny Bruce, che diceva: “Sono corrotto come il cardinal Spellman, ma è lui che vuol fare il cardinale”.Non vedo l’ora di tornare in tv per mostrare il tatuaggio porno che ho sul petto.Pax Domini sit semper vobiscum. Et in ore stultorum.

Leggi sull’argomento: Daniele Luttazzi indagato per evasione fiscale

Potrebbe interessarti anche