Opinioni
Quando D'Alema chiese un posto a Renzi
neXtQuotidiano 07/11/2016
“Massimo D’Alema venne da me e mi chiese il posto della Mogherini. Io non avrei avuto niente in contrario, se questa proposta fosse stata condivisa dal Partito socialista europeo. Ma ho dovuto constatare che nel Pse non lo voleva nessuno. Sarà perché lo avevano conosciuto bene, o forse perché preferivano un ministro degli Esteri in […]
“Massimo D’Alema venne da me e mi chiese il posto della Mogherini. Io non avrei avuto niente in contrario, se questa proposta fosse stata condivisa dal Partito socialista europeo. Ma ho dovuto constatare che nel Pse non lo voleva nessuno. Sarà perché lo avevano conosciuto bene, o forse perché preferivano un ministro degli Esteri in carica come la Mogherini, che aveva una carta in più essendo donna. È un fatto che io non avevo potuto promettergli niente”: Matteo Renzi nel libro di Bruno Vespa “C’eravamo tanto amati. Amore e politica. Mite e riti. Una storia del costume italiano” getta un po’ di benzina sul fuoco del referendum ricordando i tempi della nomina di Mister PESC e accusando D’Alema di aver preso posizione contro di lui a causa di quella vecchia storia. Ma forse Renzi non ricorda proprio esattamente come andarono le cose. A ripercorrere le cronache dell’epoca, infatti, sembra proprio che il nome di D’Alema fosse stato messo in giro (dal premier) proprio come spauracchio in caso non avessero accettato la Mogherini.
Non solo all’epoca del risiko delle nomine Renzi incontrò, è vero, D’Alema, ma a Palazzo Chigi. Anche Pittella all’epoca fu molto chiaro: “Oggi ad affiancare il suo nome a quello della Mogherini è stato il capogruppo dei socialisti al Parlamento europeo, Gianni Pittella, convinto che «se qualcuno dovesse continuare questa speciosa strumentalizzazione sulla presunta incompetenza o inesperienza» di Federica Mogherini, «c’è la candidatura di D’Alema»“. Non è vero che D’Alema chiese il posto della Mogherini, quindi, semplicemente perché la Mogherini non era ancora stata nominata. Ma lo spauracchio del nome di D’Alema servì a far digerire quella candidatura. Il premier dovrebbe ricordarselo, visto che fu uno dei suoi piani meglio riusciti.