Dal prosecco al parmigiano: come i dazi USA colpiscono l’Italia

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-10-03

Ieri a tarda sera il Dipartimento del Commercio Usa ha dato la lista dei beni che vuole colpire con dazi del 25% ma che possono in teoria arrivare fino al 100%. Se l’elenco non si discosterà da quello annunciato mesi fa, l’Italia potrebbe essere il secondo Paese più colpito

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Lo spettro di dazi Usa su prodotti europei e il timore di una recessione economica globale scuotono i mercati, con i listini del Vecchio Continente che ieri sono scivolati ai minimi da un mese. A far precipitare la situazione è stata la decisione del Wto che ha dato il via libera agli Usa che potranno imporre dazi ai beni europei per 7,5 miliardi di dollari come compensazione per gli aiuti illegali concessi al consorzio aeronautico Airbus. A risentirne è il comparto dell’automobile. Ma presto il conto per l’agroalimentare italiano potrebbe arrivare a un miliardo secondo le stime di Coldiretti. Spiega oggi il Corriere della Sera:

Il mercato americano vale per il nostro alimentare circa 5,2 miliardi di dollari (dati Ice, 2018). Vino, liquori e spumanti coprono un fatturato di circa 2 miliardi; poi ci sono pasta, salumi, formaggi, olio di oliva, caffè, frutta in scatola e altro ancora. E se vino,pasta e olio dovrebbero essere risparmiati —secondo la lista dei prodotti diffusa dall’Ufficio del rappresentante al Commercio Usa—formaggi e prosciutto sarebbero colpiti da tariffe all’import del 25%: e vendite di prodotti dop come Parmigiano Reggiano e Grana potrebbero crollare.

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Come i dazi USA colpiscono l’Italia (Corriere della Sera, 3 ottobre 2019)

Un’opportunità interessante potrebbe arrivare all’inizio del prossimo anno, quando sempre il Wto dovrà stabilire se sanzionare anche la Boeing, destinataria di finanziamenti pubblici per 19 miliardi di dollari. A quel punto potrebbero essere gli europei a poter imporre dazi agli Stati Uniti. Oppure potrebbe maturare, finalmente, un’intesa: disarmo bilaterale, via tutte le tariffe. Cesare Baldrighi, presidente del Consorzio di tutela del Grana padano che negli Stati Uniti esporta circa 180 mila forme all’anno, spiega al quotidiano: «Dazi superiori al 20%non sarebbero sopportabili dal mercato statunitense: con un prezzo di 50 euro al chilo, i volumi del Grana padano crollerebbero. Ma il vero obiettivo degli americani è ottenere che la Ue molli la presa sulla tutela delle denominazioni per poter vendere più Parmesan. Anche in Europa». I prodotti a rischio dazi sono sintetizzati da Repubblica in questa infografica:

Basta scorrere i dati dell’export italiano negli Stati Uniti, che sono, dopo Germania e Francia, il terzo Paese destinatario in ordine di importanza. Dati crescenti: 36,8 miliardi nel 2016, 40,4 l’anno successivo, 42,4 nel 2018, ancora meglio nell’anno in corso. Grosso modo il 10%, cioè oltre 4 miliardi, è il totale delle esportazioni dei due settori più colpiti dalle ritorsioni di Trump: prodotti alimentari e bevande.

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I prodotti a rischio dazi (IL Messaggero, 3 ottobre 2019)

Anche se per calcolare con esattezza l’impatto dei dazi sull’export italiano bisognerà fare i calcoli oggi dopo che ieri a tarda sera il Dipartimento del Commercio Usa ha dato la lista dei beni che vuole colpire con dazi del 25% ma che possono in teoria arrivare fino al 100%. Se l’elenco non si discosterà da quello annunciato mesi fa, l’Italia potrebbe essere il secondo Paese più colpito (dopo la Francia) e il settore agroalimentare quello destinato a pagare il conto più salato.

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