Attualità

Gli italiani che giustificano tutti i crimini sugli immigrati

Giovanni Drogo 04/07/2018

Stiamo assistendo ad un’esplosione di episodi di discriminazione nei confronti degli stranieri? È presto per dirlo. Quello che è certo è che sui social i leoni da tastiera fanno a gara per spiegare che in Italia il razzismo non esiste. Sono “i neri” che se le vanno a cercare

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«Per i clandestini la pacchia è strafinita», così parlò il ministro dell’Interno Matteo Salvini a pochi giorni dalla nascita del governo del cambiamento. Il coronamento di un sogno per il variegato popolo che in un modo o nell’altro si riconosce nello slogan prima gli italiani. I migranti la pacchia non l’hanno mai vista né vissuta; l’invasione tanto temuta non esiste; la sostituzione etnica è solo un complotto. Ma guai a dire che in Italia c’è qualcuno – men che meno gli elettori di Lega o M5S – che ce l’ha con gli stranieri.

Storie di ordinario razzismo nell’Italia gialloverde

Ci spiegano che il razzismo in Italia non esiste, al massimo ci sono tante persone stanche. Ma stanche di cosa? Del buonismo dei vari Boldrini e Saviano. Delle politiche dell’accoglienza a tutti i costi sulla pelle degli italiani. Dell’arroganza e della prepotenza degli stranieri che – diciamolo – il razzismo (che non esiste!) ce lo strappano dalle mani a forza. Ma più che altro quello che chiedono gli italiani è il rispetto delle regole. Per definizione i clandestini sono “illegali” quindi queste regole non le rispettano. Poi, d’accordo, succede che quando c’è da prendersela con uno straniero casualmente abbia la pelle nera. Poco importa che sia un immigrato regolare. Nessuno a quanto pare ha ancora spiegato ai nostri eroi come distinguere un negro in possesso di un regolare permesso di soggiorno da un clandestino; un immigrato irregolare da un rifugiato. Tocca improvvisare.

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In realtà l’episodio al centro estivo è dello scorso anno Fonte

Il risultato è nella cronaca: episodi di razzismo (sì, quella cosa che non esiste in Italia), di intimidazione, di discriminazione. Un cane aizzato in spiaggia contro un venditore ambulante per la gioia dei bagnanti divertiti da questo spettacolo gladiatorio (capirai, la bestiola era un bassotto). Una ragazza nigeriana picchiata in Sardegna mentre faceva la fila al bancomat. Un bambino di 5 anni cacciato dal parco al grido di «fai schifo, sei nero».

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Un profugo del Darfur (lì c’è la guerra per davvero) aggredito a Mirafiori da alcuni non-razzisti italiani che prima di picchiarlo hanno cercato di capire se fosse una risorsa oppure no chiedendo «Perché sei qui, negro di merda?». Ma basta aprire Facebook per trovare altri racconti simili, fatti da italiani che hanno assistito a scene di ordinaria xenofobia. Come quello di due italiani che in treno si divertono ad insultare una ragazza nera chiamandola «zozza, troia, negra di merda, scimmia» e che invariabilmente se la prendono con la zecca di turno che prende le difese della vittima.

La difesa d’ufficio del razzista da social

Storie del genere, raccontate su Facebook per sfogarsi e per cercare di capire il senso di questi atteggiamenti e le loro radici profonde (che affondano direttamente nella propaganda politica della Lega) a volte diventano articoli di giornale. Altre volte sono i diretti interessati a denunciare i soprusi. In un modo o nell’altro le storie diventano notizie. Difficile dire se i casi di razzismo siano aumentati dopo la nascita del governo Conte. Di sicuro i razzisti ci sono sempre stati.

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La differenza è che prima non avevano la possibilità di riconoscersi in un partito che è azionista di peso del governo del Paese. La differenza è che prima il ministro degli Interni non parlava di “pacchia”. E non c’era nemmeno un vicepremier che in diretta televisiva tesseva le lodi dell’operato della guardia costiera libica e spiegava che rimandare i migranti in Libia era la cosa più giusta. In Libia: un paese che non ha nemmeno un governo e che non ha ratificato la Convenzione di Ginevra e che non riconosce pienamente i diritti dei rifugiati.

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Quelli che “non esiste il razzismo” commentano le notizie spiegandoci che – ad esempio – la ragazza nigeriana picchiata sicuramente avrà fatto qualcosa per meritarsi l’aggressione. Qualcosa oltre ad essere negra, s’intende. Si sa che i nigeriani sono “strafottenti”.

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La colpa quindi è della vittima, tutti sanno che i nigeriani sono prepotenti, rozzi e maleducati «se la giocano con i Rom», commenta un utente. Mentre qualcuno dice che se si è arrivati a tanto è per colpa della “politica piddiotina” portata avanti negli ultimi anni. L’obiettivo, rivela il commentatore, era proprio quello di esasperare gli italiani e la gente per bene. Tutta colpa dei buonisti, dei sinistronzi e dei sinistroidi che ci hanno riempito di idee da “orsetti del cuore”.

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C’è poi il filone cospirazionista, quelli che non credono che le aggressioni o le discriminazioni siano davvero avvenute. La storia è troppo bella per essere vera (detto magari da chi ha abboccato a bufale ben peggiori sui crimini degli immigrati), segno che c’è una regia occulta per “cercare di spodestare questo governo”. C’è chi parla di un “atteggiamento mafioso contro Salvini” proprio ora che il ministro “sta pestando qualche piedino” a chi sull’immigrazione ci mangia. Lo Stato dovrebbe fare piazza pulita di tutti questi extracomunitari, altrimenti è ovvio che “sono i privati che finiscono per farlo”. E c’è anche chi non giustifica il gesto perché “una donna non si tocca” ma che dice che in fondo non è colpa degli italiani se i nigeriani “godono di una cattiva nomina ” e che la povera ragazza si è trovata nel posto sbagliato al momento sbagliato. Ma per carità, non chiamateli razzisti altrimenti si offendono.

Leggi sull’argomento: Tito Boeri se ne frega di Salvini

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