Il ministro dell’Ambiente e le trivellazioni colpa del governo precedente

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2019-01-06

Costa su Facebook: “Da quando sono Ministro non ho mai firmato autorizzazioni a trivellare il nostro Paese e i nostri mari e mai lo farò”. Ma poi parla di permessi dal ministero di Di Maio…

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Il ministro dell’Ambiente Sergio Costa smentisce e precisa sulle ricostruzioni giornalistiche di questi giorni riguardo le autorizzazioni alle trivellazioni uscite dal suo ministero e da quello di Di Maio. Costa sostiene: “Da quando sono Ministro non ho mai firmato autorizzazioni a trivellare il nostro Paese e i nostri mari e mai lo farò”.

Le trivelle e il ministro Costa

Poi però con un interessante gioco di parole parla di “permessi”, cioè di autorizzazioni, rilasciati dal ministero dello Sviluppo: «I permessi rilasciati in questi giorni dal Mise sono purtroppo il compimento amministrativo obbligato di un sì dato dal ministero dell’Ambiente del precedente governo, cioè di quella cosiddetta sinistra “amica dell’ambiente”». Stamattina un articolo del Fatto Quotidiano a firma di Virginia Della Sala spiegava: la nuova concessione, denominata “Bagnacavallo”, è in provincia di Ravenna ed è stata rilasciata alla società Aleanna Italia per la durata di 20 anni. Il progetto estrattivo prevede la realizzazione e la messa in produzione di cinque pozzi (due esistenti e tre nuovi). La concessione di coltivazione “San Potito”, scaduta da anni, è stata prorogata invece per 15 anni alla Società Padana Energia Spa, sempre nel Ravennate.

sergio costa trivelle

I tre permessi di ricerca  interessano invece il mar Ionio e sono stati rilasciati in favore della Società Global Med: si tratta dei permessi da 729 chilometri quadrati, 744 e 749,1. Prevedono che la ricerca sia effettuata con la tecnica dell’air gun, una pratica molto contestata dagli ambientalisti: per ispezionare i fondali marini e capire cosa contiene il sottosuolo, si spara aria compressa a intervalli regolari e, attraverso l’analisi delle onde riflesse, si cerca di capire se sotto il livello del mare ci siano formazioni che contengono petrolio o gas. Ma oggi il ministro sostiene, con un altro ardito gioco di parole: «Anche se arrivasse un parere positivo della Commissione Via, non sarebbe automaticamente una autorizzazione». Nell’articolo del Fatto si spiegava che le Valutazioni di Impatto Ambientale, secondo il ministero dell’Ambiente, erano state date dal precedente governo.

Le solite trivelle del governo precedente

Mentre era stato Angelo Bonelli – a lui è diretta la risposta “in codice” di Costa – a parlare delle tre autorizzazioni rilasciate alla Shell dal ministero dell’Ambiente, attraverso la commissione tecnica Via, per la ricerca petrolifera sulla terraferma: «Sono aree per complessivi 347 chilometri quadrati nel territorio compreso nel Parco nazionale dell’Appenino lucano Val d’Agri-Lagonegrese. Il ministero dell’Ambiente ha autorizzato la ricerca sismica attraverso geofoni attivati da cariche esplosive».

di maio referendum trivelle

Il sottosegretario al Mise Davide Crippa (M5s) assicura che “è stato avviato l’iter di rigetto per sette permessi di ricerca del petrolio in Adriatico e nel Canale di Sicilia”. E aggiunge: “Lasciando da parte inutili e sterili polemiche sono più che disponibile ad incontrare le associazioni convinto che un lavoro a più mani ci possa permettere di fermare nel modo più celere queste trivellazioni”. “Per ben sei mesi il Governo non ha autorizzato alcuna ricerca petrolifera né alcuna (nuova) attività estrattiva –ha detto al Fatto Enzo Di Salvatore, costituzionalista e ormai riferimento dei comitati No Triv -. Ora ha ceduto. Tutto ciò che si opponeva ai governi precedenti è riproposto dal governo attualmente in carica”.

Leggi sull’argomento: Lo spettacolare voltafaccia di Di Maio sulle trivelle

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