Lo spettacolare voltafaccia di Di Maio sulle trivelle

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2019-01-06

Il ministro dello Sviluppo concede autorizzazioni alla trivellazione sul mar Ionio, quello dell’Ambiente dà l’ok alle esplorazioni in Basilicata. Il M5S voleva bloccare le trivellazioni con il referendum… Ma adesso cambia tutto!

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Lui votava sì al referendum sulle trivelle. Sembra ieri quando Luigi Di Maio si schierava sulla consultazione che riguardava le concessioni sugli idrocarburi in mare con la coscienza ambientalista che è propriamente sua e del MoVimento 5 Stelle contro quelle trivelle nel mare Ionio e Adriatico insieme a governatori come Michele Emiliano, che su questo punto ha consumato la rottura con il Partito Democratico e Matteo Renzi.

Lo spettacolare voltafaccia di Di Maio sulle trivelle

E infatti nei giorni scorsi è stata infatti pubblicata sul sito del Ministero dello sviluppo economico guidato da Luigi Di Maio una serie di via libera alle concessioni di coltivazione degli idrocarburi in mare e sulla terra ferma. Per la precisione, una concessione di coltivazione su terraferma, tre permessi di ricerca di gas e petrolio in mare e la proroga di una concessione già scaduta da anni. Spiega oggi Virginia Della Sala sul Fatto Quotidiano che la nuova concessione, denominata “Bagnacavallo”, è in provincia di Ravenna ed è stata rilasciata alla società Aleanna Italia per la durata di 20 anni. Il progetto estrattivo prevede la realizzazione e la messa in produzione di cinque pozzi (due esistenti e tre nuovi). La concessione di coltivazione “San Potito”, scaduta da anni, è stata prorogata invece per 15 anni alla Società Padana Energia Spa, sempre nel Ravennate.

referendum trivelle 17 aprile
Referendum trivelle 17 aprile: le indicazioni di voto dei partiti (Il Sole 24 Ore, 16 aprile 2016)

I tre permessi di ricerca  interessano invece il mar Ionio e sono stati rilasciati in favore della Società Global Med: si tratta dei permessi da 729 chilometri quadrati, 744 e 749,1. Prevedono che la ricerca sia effettuata con la tecnica dell’air gun, una pratica molto contestata dagli ambientalisti: per ispezionare i fondali marini e capire cosa contiene il sottosuolo, si spara aria compressa a intervalli regolari e, attraverso l’analisi delle onde riflesse, si cerca di capire se sotto il livello del mare ci siano formazioni che contengono petrolio o gas. Dal ministero dell’Ambiente, che rilascia di fatto le Valutazioni di impatto ambientale, si riconduce tutta la procedura al precedente governo.

Il povero Emiliano e le trivelle a 5 Stelle

Angelo Bonelli dei Verdi in un’intervista rilasciata a Repubblica Bari sostiene che quella tecnica di ricerca sia pericolosa: «Pericolosa e molto dannosa perché, come ormai i pugliesi sanno, consiste nello sparare bombe d’aria e sonore nel fondale marino con un conseguente danno per gli stessi fondali e per la fauna ittica. In quella zona dello Ionio c’è il passaggio di cetacei, in particolare dei delfini, e le bombe potrebbero disorientarli. È il regalo di Di Maio alla Puglia e alla Basilicata dopo l’Ilva. Perché vanno aggiunte anche le tre autorizzazioni rilasciate alla Shell dal ministero dell’Ambiente, attraverso la commissione tecnica Via, per la ricerca petrolifera sulla terraferma. Sono aree per complessivi 347 chilometri quadrati nel territorio compreso nel Parco nazionale dell’Appenino lucano Val d’Agri-Lagonegrese. Il ministero dell’Ambiente ha autorizzato la ricerca sismica attraverso geofoni attivati da cariche esplosive».

sergio costa lezzi stop tap russia gas - 4

Michele Emiliano, che voleva costituire un fronte politico nel Partito Democratico per un’alleanza con il MoVimento 5 Stelle, è leggermente arrabbiato: «impugneremo le nuove autorizzazioni a cercare idrocarburi nello Ionio. Ci siamo sempre battuti in difesa del nostro mare e continueremo a farlo». E ancora: «La battaglia contro le trivellazioni nei mari pugliesi continua. Di Maio e Sergio Costa come Matteo Renzi e Carlo Calenda. Con la differenza che almeno Renzi e Calenda erano dichiaratamente a favore delle trivellazioni, mentre Di Maio e Costa hanno tradito ancora una volta quanto dichiarato in campagna elettorale. Avrebbero potuto nel programma di governo e quindi nella legge finanziaria bloccare tutte le ricerche petrolifere in Italia, come avevamo sempre detto di voler fare». E invece sono stati trollati ancora e ancora e ancora. Un po’ come il resto d’Italia. Che però ancora non se ne è accorta.

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