Così il M5S affossa la Casa Internazionale delle Donne a Trastevere

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-05-08

Una relazione della commissione delle elette boccia il progetto della Casa Internazionale delle Donne, già sfrattata dal Comune

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Una relazione della presidente della Commissione delle Elette Gemma Guerrini, già “famosa” per San Cosimato, boccia il progetto della Casa Internazionale delle Donne, già sfrattata dal Comune che poi ha cercato una “soluzione politica” nei fatti mai trovati. La storia la racconta Mauro Favale su Repubblica:

Un documento datato 2 maggio e firmato da sei colleghe 5 Stelle (firme “pesanti”, tra cui Donatella Iorio, presidente della commissione urbanistica, Maria Agnese Catini, presidente della commissione politiche sociali, Valentina Vivarelli, presidente della commissione patrimonio) che riaccende la polemica su un punto di riferimento dell’associazionismo femminile che svolge attività di consulenza legale e assistenza psicologica, tra consultori medici e ginecologici, laboratori e iniziative culturali che da novembre è a rischio sfratto, col Campidoglio (proprietario dell’ex convento del Buon Pastore, in via della Lungara, a Trastevere) che punta a recuperare oltre 800.000 euro di debiti accumulati negli anni.

La relazione della Guerrini ora potrebbe offrire un appiglio “politico” al Comune per la riacquisizione dell’immobile. E questo nonostante a novembre (quando alla Casa delle donne il Campidoglio intimò la restituzione degli arretrati) si fosse aperto un tavolo con gli assessorati al Patrimonio, alle politiche sociali e alle pari opportunità per trovare una soluzione. «Ma da gennaio non ci rispondono né alle mail né al telefono», racconta Francesca Koch, la presidente della Casa delle donne, amareggiata dal fatto che «proprio una giunta guidata da una donna si stia dimostrando la più ostile al nostro progetto». Un progetto che ha avuto «in maniera incontrovertibile esiti negativi», scrive la Guerrini nella sua relazione perché, seppure abbia «pienamente realizzato» l’obiettivo di avere «un impatto positivo sulla città dal punto di vista culturale e sociale», ha disatteso gli altri, dalla «dimostrazione di capacità organizzativa e di gestione» al «raggiungimento della massima autonomia gestionale e finanziaria».

casa internazionale delle donne flavia marzano

«Un’ottica miope» la definisce la Koch che ricorda ancora come «la Casa delle donne non ha mai gravato economicamente sull’amministrazione capitolina se non come parziale mancato introito derivante dal canone di locazione mentre l’amministrazione ha avuto in cambio servizi sociali e culturali gratuiti, tutela e manutenzione di un bene culturale senza nessun onere aggiuntivo».

Leggi sull’argomento: Il Comune di Roma sfratta la Casa Internazionale delle donne

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