«Così i pensionati pagheranno il reddito di cittadinanza»

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-12-22

Oltre i 1.522 euro tagli agli assegni legati al mancato adeguamento al costo della vita. I sindacati Cgil, Cisl e Uil si preparano alla mobilitazione e non escludono lo sciopero

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Saranno i tagli alle pensioni a pagare il reddito di cittadinanza. Ne sono convinti i sindacati, che sono sul piede di guerra perché nella nuova previdenza che si sta affacciando in manovra (il decreto che la perfeziona arriverà a gennaio), c’è infatti molto di più della famosa misura di bandiera in quota Lega (l’uscita anticipata rispetto alla legge Fornero). Ci sono misure pesanti che colpiscono chi già può contare su un assegno. Della protesta parla oggi Repubblica:

La protesta aumenta, e non solo da parte dei pensionati più ricchi (da 90 mila euro lordi in su) chiamati a versare un contributo in cinque aliquote (dal 10 al 40%). I tagli legati alla mancata indicizzazione cominceranno a rendersi evidenti già dagli assegni non superiori ai 2 mila euro netti. Un tetto al quale accedono i quadri del pubblico impiego, ma anche le fasce specializzate del lavoro dipendente con molti anni di contributi alle spalle, operai compresi. L’adeguamento totale all’inflazione è previsto solo per le pensioni fino a tre volte il minimo. Quindi fino agli assegni (al lordo) che non superano i 1.522 euro, poi – per i prossimi tre anni – è in programma un “raffreddamento” diviso in sei fasce. La decurtazione maggiore, fino al 60%, scatterà per assegni oltre i 4.566 euro lordi.

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I numeri dei sindacati sul taglio alle pensioni (La Repubblica, 22 dicembre 2018)

Secondo i calcoli della Spi-Cgil già a partire dai 2.500 euro lordi, il freno introdotto nella legge di Bilancio peserà 70 euro annui in media, con un taglio di 210 euro nel triennio. Cgil, Cisl e Uil hanno programmato per venerdì 28 dicembre presidi anti-manovra davanti alle prefetture delle principali città italiane.

Il vero vantaggio della riforma va soprattutto ai “pensionati di cittadinanza”. Dal primo di aprile (secondo i tempi indicati dal governo) i titolari di assegni a basso importo vedranno elevarsi i loro reddito a 780 euro mensili. In realtà nella bozza del maxiemendamento al ddl bilancio c’è una norma che consacra un’altra categoria di beneficiati: i pensionati che hanno scelto di vivere all’estero.

Il testo a firma di Alberto Bagnai (Lega) prevede una tassazione fissa al 7% per i chi vive fuori dai confini nazionali ed è disposto a trasferirsi al Sud. I titolari di redditi da pensione di fonte estera accederebbero a un’imposta sostitutiva sui redditi trasferendo la residenza in una città con popolazione non superiore a 20.000 abitanti della Sicilia, Calabria, Sardegna, Campania, Basilicata, Abruzzo, Molise e Puglia. Tornare dal Portogallo potrebbe essere conveniente.

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