Cosa succede alla ArcelorMittal di Genova

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-05-19

«ArcelorMittal vuole usare la pandemia per disimpegnarsi smembrando la siderurgia in Italia». L’esposto della FIOM in procura sulla cassa integrazione

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Riprenderà giovedì mattina la protesta dei lavoratori dell’ex Ilva di Genova. Lo ha deciso l’Rsu in una riunione che si è tenuta questo pomeriggio, seguita all’assemblea di questa mattina davanti al cancello dello stabilimento. Lo sciopero partirà alle 8 e riguarderà a singhiozzo diversi reparti produttivi ritenuti cruciali, per la durata di un’ora ciascuno. Contemporaneamente i lavoratori si ritroveranno all’ingresso dello stabilimento sul lato aeroporto, unico varco di accesso dei mezzi in entrata e in uscita dalla fabbrica per proseguire la protesta che molto probabilmente consisterà proprio nel blocco delle merci in uscita dallo stabilimento Arcelor Mittal. Intanto domani la società di mutuo soccorso Guido Rossa, che riunisce molti lavoratori ex Ilva, si riunirà per costituire un fondo di solidarietà da destinare ai lavoratori che si trovano in cassa integrazione e hanno un reddito sotto una certa soglia. Per costituire il fondo verranno utilizzati anzitutto i 35 mila euro che ogni anno la sms destina alle colonie estive dei figli dei dipendenti, parallelamente sarà aperta una sottoscrizione volontaria.

Cosa sta succedendo? Alessandro vella, segretario generale della Fim Cisl Liguria, scrive in una nota che ArcelorMittal vuole usare la pandemia per disimpegnarsi smembrando la siderurgia in Italia: “La siderurgia, lo diciamo anche al governo, è la spina dorsale della nostra industria, non permetteremo che la crisi sanitaria diventi una crisi sociale perché qualcuno non si assume le proprie re responsabilità e non rispetta gli impegni sottoscritti. Oggi anche a Novi Ligure ci sono iniziative di mobilitazione e venerdì saranno a Taranto – conclude -. Chiediamo una convocazione urgente ai ministri Patuanelli e Catalfo per capire una volta per tutte con l’azienda quale sia il vero piano industriale. Se qualcuno pensa di far pagare il prezzo di ritardati, inefficienze e mancati rispetto degli accordi ai lavoratori si sbaglia di grosso . E Genova è pronta ancora una volta a fare la propria parte, ma questa volta non si scherza: la crisi morde”. Intanto il segretario genovese della Fiom Bruno Manganaro ha consegnato al procuratore capo Francesco Cozzi e al procuratore aggiunto Francesco Pinto l’esposto della Fiom sul presunto utilizzo illegittimo della cassa-Covid da parte di Arcelor Mittal. “Ora le valutazioni spettano agli inquirenti ma per noi un’azienda che per ben due volte chiede alla Prefettura di ripartire anche in deroga ai codici Ateco perSoddisfare le domande dei clienti e dopo due settimane riapre una nuova cassa sta utilizzando in modo improprio soldi pubblici”. Per la Fiom l’obiettivo di Mittal è “risparmiare perché la cassa Covid consente all’azienda di spendere meno rispetto a una cassa ordinaria e di non incappare in eventuali verifiche da parte dell’Inps come avviene nelle richieste di cassa ordinaria”. Per questo l’esposto sarà ora inviato in copia, con una lettera di accompagnamento, anche a Inps e Ispettorato del lavoro. Contestualmente tramite il supporto dei sindacati, i lavoratori genovesi che hanno ricevuto le lettere di cassa integrazione le stanno contestando all’azienda: “In ciascuna contestazione – spiega ancora Bruno Manganaro – il lavoratore rileva il fatto di essere stato messo in cassa integrazione senza una legge che lo consenta visto che il decreto rilancio non è ancora stato pubblicato in Gazzetta e si dice pronto a rientrare al lavoro”.

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E lo stabilimento Arcelior Mittal di Novi ligure blocca la merce in uscita dallo stabilimento e Genova farà probabilmente lo stesso a partire da domani. E” quanto emerge dalle assemblee dei lavoratori Arcelor Mittal dei due stabilimenti. “Se Mittal ha deciso di andare via e di sfasciare la siderurgia italiana dobbiamo farli andare via il prima possibile” ha detto il coordinatore della rsu della fabbrica di Cornigliano Armando Palombo, che propone la strategia della battaglia contro Mittal. L’assemblea si è svolta nel piazzale davanti allo stabilimento dopo che l’azienda ha negato il piazzale interno ufficialmente per le prescrizioni anti Covid. “Le battaglie si fanno a Genova o a Novi ma la partita si gioca a Roma – ricorda Palumbo -. Servono determinazione e intelligenza affinché il segnale arrivi a Roma. Oggi a Novi Ligure hanno deciso di bloccare i varchi per non fare uscire la merce venduta che esce fuori. Tra poco un gruppo di noi andrà su a dargli una mano. Se lo fa Novi possiamo farlo anche noi”.

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