Cosa riapre il 4 maggio: il piano per la ripartenza nella fase 2

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2020-04-07

Già da metà aprile — subito dopo le festività pasquali — potrebbe essere concesso ad alcuni settori dell’imprenditoria e del commercio di ricominciare a lavorare. Ma  per uscire di casa, tornare a passeggiare, incontrarsi con parenti e amici liberamente, dovranno trascorrere ancora altre settimane

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C’è una data segnata sul calendario di chi lavora al piano per la ripartenza e alla cosiddetta Fase 2, quella dell’allentamento delle misure dell’emergenza Coronavirus SARS-COV-2 e COVID-19. È quella del 4 maggio 2020, un lunedì a quasi un mese di distanza da oggi e a tre settimane da quella del 13 aprile. Che è di per sé importante perché, scrive oggi Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera, si pensa che già da metà aprile — subito dopo le festività pasquali — potrebbe essere concesso ad alcuni settori dell’imprenditoria e del commercio di ricominciare a lavorare.

Cosa riapre il 4 maggio: il piano per la ripartenza nella fase 2

Ma  per uscire di casa, tornare a passeggiare, incontrarsi con parenti e amici liberamente, dovranno trascorrere ancora altre settimane. E in ogni caso le regole non cambieranno: un metro di distanza e preferibilmente con le mascherine nei luoghi pubblici. Anche perché rimarrà in vigore a lungo il divieto di assembramento.

L’ultimo decreto firmato dal presidente Giuseppe Conte scade il 13 aprile. E dunque i contenuti del nuovo provvedimento saranno decisi tra venerdì e sabato controllando l’andamento della curva epidemica e dunque l’indice di contagio R0. Se continuerà a scendere potrebbe arrivare il via libera per alcune imprese di supporto alla filiera alimentare e farmaceutica, alcune aziende meccaniche, ma anche qualche negozio che vende prodotti per il tempo libero o forniture per gli uffici.

coronavirus numeri 6 aprile 2020
Coronavirus: i numeri del 6 aprile (Corriere della Sera, 7 aprile 2020)

Soltanto a maggio si potrà invece pensare a una circolazione più libera, anche se con molti limiti. E soltanto se — da un tempo congruo, come chiesto dagli scienziati — l’R0 sarà già prossimo allo zero. Non sarà comunque consentito stare in gruppo per strada oppure nei parchi, gli ingressi nei negozi saranno scaglionati, all’esterno da esercizi commerciali e uffici sarà ancora necessario fare la fila ad almeno un metro dagli altri. Niente eventi pubblici, feste nei locali chiusi o all’aperto, manifestazioni. E, nella prima fase, niente bar e ristoranti.

Non si andrà quindi dai parrucchieri e nei centri benessere, che quando riapriranno dovranno cambiare abitudini e regole di igiene e pulizia. Per loro l’ipotesi è quella di ottenere via libera mirati dopo aver chiesto una particolare autorizzazione e aver dimostrato di essere in regola con la dotazione di protezioni personali.

Molto più complicata appare la strada per la riapertura di tutti quei luoghi — sia per lo sport, sia per lo svago — dove è più difficile impedire il contatto tra le persone e dunque il rischio di contagio da Covid-19. E per questo si ritiene assai difficile pensare di rendere accessibili le discoteche e i luoghi di aggregazione per i giovani. Nulla è stato invece deciso per quanto riguarda l’estate.

La “fase 2” può attendere

Il Fatto Quotidiano in un articolo di Giorgio Sestili fa il punto sul picco dell’epidemia: “Cominceremo con l’allentamento delle misure. Non posso dirvi se sarà dal 14 aprile”, ha dichiarato Giuseppe Conte nella conferenza stampa in cui ha annunciato l’ultimo decreto. C’è chi parla di graduale riapertura, chi di “fase due”. Tra gli italiani comincia a serpeggiare l’idea che finalmente ci si possa riavvicinare a una vita normale. Per molti, con queste belle giornate di sole, l’obiettivo sono le festività del 25 aprile e del 1° maggio. Ma i numeri e le analisi sull’andamento della curva dei contagi in Italia ci dicono ben altro.

COMINCIAMO dalle buone notizie: il tanto agognato picco è stato superato. Anzi ne sono stati superati due: quello relativo ai nuovi casi positivi, raggiunto intorno al 25 marzo, a cui ha fatto seguito quello dei decessi, raggiunto circa quattro giorni più tardi. Dopo un’intera settimana a parlare di plateau,sembra quindi che anche il numero dei morti, giorno dopo giorno, cominci a diminuire, passando dai 919 del 27 marzo agli 837 del 31 marzo fino ai 525 del 5 aprile e i 636 di ieri. Gli altri segnali positivi provengono dal numero totale degli ospedalizzati (ricoverati con sintomi e in terapia intensiva) che, al netto dei guariti e dei deceduti, il 5 aprile ha segnato per la prima volta un numero negativo (-78).

coronavirus picco discesa
Coronavirus: il picco e la discesa (Il Fatto, 7 aprile 2020)

Quindi siamo pronti per la ripartenza? La risposta è no. La discesa della curva dei contagi è appena cominciata e viaggiamo ancora al ritmo sostenuto di circa 4.000 nuovi casi positivi al giorno. In Italia ci sono più di 93.000 casi attivi e sappiamo che questo numero è ampiamente sottostimato. Allentare adesso il lockdown non solo vanificherebbe gli sforzi esercitati fin qui, ma provocherebbe un vero e proprio disastro sanitario. Che ci piaccia o no, in assenza di un vaccino, l’unico antidoto che abbiamo contro questo coronavirus sono le misure di distanziamento sociale, che secondo una stima dell’Imperial College hanno fino a oggi evitato la morte di circa 60 mila persone in 11 Paesi europei.

Il momento giusto per un primo allentamento del lockdown, secondo l’analisi riportata nel grafico e condotta dall’astrofisico Fabrizio Nicastro dell’Inaf (Istituto nazionale di astrofisica), il numero dei nuovi contagi scenderà progressivamente fino ad arrivare a circa 500 nuovi casi positivi giornalieri intorno al 22 aprile,per poi scendere a circa 100 dal 30 aprile poi.  Quando si azzereranno finalmente? Secondo l’analisi di Nicastro non prima di fine maggio, non prima cioè di tre mesi dal primo caso registrato in Italia.

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