Opinioni
Cosa possiamo imparare dalla polemica tra Gianluigi Paragone e Butac
Elio Truzzolillo 12/04/2019
Spoiler 1: quelli di Butac hanno ragione, Paragone ha torto. Ora che abbiamo svelato il “colpevole” possiamo ripercorrere la polemica che ha visto protagonisti il senatore Gianluigi Paragone e il sito anti bufale Butac, per poi concentrarci sulla “morale” in un secondo tempo. Gianluigi Paragone è uso pubblicare sulla sua pagina Facebook delle bollette che […]
Spoiler 1: quelli di Butac hanno ragione, Paragone ha torto.
Ora che abbiamo svelato il “colpevole” possiamo ripercorrere la polemica che ha visto protagonisti il senatore Gianluigi Paragone e il sito anti bufale Butac, per poi concentrarci sulla “morale” in un secondo tempo. Gianluigi Paragone è uso pubblicare sulla sua pagina Facebook delle bollette che gli vengono spedite (così, un po’ alla carlona) per protestare contro il fatto che ci sia una grande sproporzione tra l’energia effettivamente consumata (nel caso di energia elettrica) e il costo totale che il consumatore è chiamato a pagare. L’ultima bolletta pubblicata mostra un divario tra il costo del consumo effettivo (euro 37,66) e il totale della bolletta (euro 282,11) davvero notevole. Il sito anti bufale riprende il post del senatore, qui l’articolo, e fa notare alcune verità elementari:
1. È possibile che il costo comprenda la spesa per l’attivazione del contatore o altri servizi particolari, anche se queste cose dovrebbe spiegarcele chi pubblica la bolletta e l’ha sotto mano.
2. Errori o abusi potrebbero essere indagati se si avessero tutti i dati necessari (dovrebbe fornirli chi fa la “denuncia su feisbuc”).
3. Si tratta di una bolletta aziendale, di cui non conosciamo termini e condizioni di servizio (anche queste cose dovrebbe spiegarle lui).
4. Lasciando da parte questa bolletta in particolare, essendo Paragone un senatore che fa parte di un partito al governo, sarebbe suo compito informarsi e spiegare il perché le nostre bollette sono così care, per poi, possibilmente, proporre soluzioni.
La cosa buffa del post è che non solo chiede (non si sa bene a chi) di spiegargli il perché di tale differenza quando la bolletta è in mano sua, ma afferma anche che continuerà queste denunce fino a che non gli diranno (non si sa bene chi) che l’ingiustizia sarà superata (non si sa bene come). Non a caso un commentatore scrive sotto la foto:
“Scusi ma chiede a noi il perché di questa differenza? La bolletta l’ha in mano lei, è lei che deve spiegarlo a noi. Inoltre è sempre lei che di professione fa il senatore di un partito al governo, quindi è lei che deve spiegarci come si potrebbe fare a superare questa ipotetica ingiustizia una volta che si sarà studiato il problema. Da chi aspetta le risposte? Dalla fata turchina?”
Spoiler 2: quel commentatore sono io.
Paragone, a cui evidentemente manca il senso del ridicolo, decide quindi di rendersi ancora più ridicolo (supponiamo in modo involontario). Lo fa pubblicando un breve video in cui contesta (si per dire) l’articolo di Butac e sostanzialmente afferma:
1. Che solo lui ha il coraggio di denunciare il caro bolletta, i giornali non hanno questo coraggio perché sono pagati tramite la pubblicità dalle grandi società che forniscono questo tipo di servizi.
2. Che un sito dal nome bruttino (Butac) lo avrebbe accusato di fare del populismo ma lui da sempre pubblica le bollette che gli arrivano (ad cazzum ndr). Inoltre accusa quelli di Butac di essere degli imbroglioni semantici perché lui aveva parlato d’ingiustizia e non di abusi.
Sul primo punto cadono davvero le braccia. Forse il senatore non sa che i costi in bolletta sono stabiliti dall’ARERA (ex Autorità per l’Energia elettrica) per gli utenti che aderiscono al regime di maggior tutela, e lo sono comunque in gran parte per chi si avvale di una delle società che operano sul libero mercato. Non c’entrano un fico secco i complotti delle multinazionali, del Bilderberg o di Soros. Tra l’altro in 5 minuti di ricerca sul web ho trovato una decina di articoli recenti (anche di giornali) che spiegano in modo chiarissimo a cosa è dovuta la differenza tra il consumo effettivo e il costo finale delle nostre bollette. Ogni voce ha una spiegazione più che esauriente, e poiché, come detto, molti di questi costi sono fissati dall’ARERA, è evidentemente che sono il frutto delle nostre politiche energetiche e degli indirizzi e dei poteri che l’Autorità riceve dalla politica. Per esempio, vi piacciono i sussidi alle energie rinnovabili? Più che legittimo, sono una delle tante voci che dovete pagare nelle vostre bollette. Pensate, questi articoli li ho trovati da solo senza fare domande idiote su facebook.
Per quel che riguarda il secondo punto, non mi pronuncio sulla “bellezza” del nome Butac perché è questione di gusti personali. A proposito dell’imbroglio semantico, invece, l’articolo di Butac afferma una cosa molto semplice: date le scarne informazioni fornite da quel mastino di Paragone, non è neanche possibile un controllo di eventuali abusi o scorrettezze sulle voci che sono regolamentate dall’Autorità competente o che sono specifiche di quel contratto in particolare. Tutto qui.
Che cosa possiamo imparare da questa storia? A mio parere che noi cittadini dovremmo pretendere qualcosa di più dai nostri parlamentari. Non dobbiamo accontentarci di denunce approssimative, improvvisate e raffazzonate che hanno il solo scopo di creare scandalo fine a sé stesso. Dobbiamo pretendere che i nostri parlamentari si studino i problemi, ci spieghino da cosa sono determinati a loro parere, e ci propongano delle possibili soluzioni (specie se fanno parte della maggioranza). Saremmo anche un po’ stanchi dei continui richiami ai complotti di chi ha scarse capacità di approfondire seriamente una questione. Siamo stanchi di chi, pur essendo un parlamentare, chiede a noi di spiegargli cose banali e ci dice che lui aspetta una soluzione, senza neanche dirci chi e come quella soluzione potrebbe offrirla. Siamo stanchi di chi pensa solo a suscitare indignazione senza indicarci come veicolarla razionalmente verso obiettivi concreti e realistici. Siamo, infine, un po’ stanchi di chi si presenta come un cavaliere senza macchia e senza paura e si vanta genericamente di combattere i poteri forti sentendosi esentato da spiegazioni specifiche e approfondimenti seri. Se poi queste persone prendono lauti stipendi pubblici, la stanchezza tende a tramutarsi in rabbia.
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