Opinioni

Cosa diceva Renzi sulla prescrizione nel 2015, spiegato

Mario Neri 04/02/2020

In queste ore ha un grandissimo successo su Facebook un video che riporta le dichiarazioni (del 2015) di Matteo Renzi sulla prescrizione. Il video viene mostrato per segnalare quella che dovrebbe essere un’evidente contraddizione rispetto all’atteggiamento di Italia Viva, che domenica ha minacciato di far cadere il governo proprio sulla norma voluta da Bonafede, visto […]

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In queste ore ha un grandissimo successo su Facebook un video che riporta le dichiarazioni (del 2015) di Matteo Renzi sulla prescrizione. Il video viene mostrato per segnalare quella che dovrebbe essere un’evidente contraddizione rispetto all’atteggiamento di Italia Viva, che domenica ha minacciato di far cadere il governo proprio sulla norma voluta da Bonafede, visto che lo stesso Renzi ha annunciato il voto contrario di Italia Viva in Senato, dove i numeri sono risicati e la norma quindi rischia di non passare.

Eppure se si va a vedere quale fosse il contesto di quelle affermazioni e il loro senso si comprende che le due situazioni sono difficilmente comparabili. Perché si arrivava da una serie di sentenze che avevano dichiarato la prescrizione per alcuni reati (e non altri) e di questo assolutamente si parlava: “Le pene per la corruzione devono essere assolutamente aumentate, pensare che si possa arrivare a prescriverla è inaccettabile ed è per questo che stiamo intervenendo”, disse all’epoca proprio Renzi. Di più: la riforma definitiva alla fine rinnovava tutte le norme sulla prescrizione contenute nel codice penale, ad esclusione di quelle relative al “termine base” di cui art. 157 c.p. correggendo la Legge Cirielli in base alle osservazioni di una commissione istituita durante il governo Conte:

la Commissione Fiorella riconosceva, nella sua relazione conclusiva (clicca qui per accedervi), le gravi disfunzioni della legge ex-Cirielli, specie laddove, «per effetto dell’aumento di un solo quarto del termine prescrizionale base in presenza di cause interruttive, concede alla giurisdizione un tempo estremamente limitato per giungere alla sentenza definitiva»; un tempo che nelle ipotesi dei delitti che si prescrivono in sei anni diviene addirittura «manifestamente insufficiente».

La legge di Bonafede invece cambia ulteriormente i termini della questione rispetto a quella legge che per ironia della sorte fu firmata da Andrea Orlando, che oggi sta cercando un punto d’incontro diplomatico tra Italia Viva e M5S. E forse questa è una contraddizione più grossa di quella, presunta, di Renzi.

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