Mini lockdown e chiusure: cosa può succedere con la seconda ondata COVID-19

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-10-03

La seconda ondata di COVID-19 è ormai quasi una certezza. Presto la mascherina all’aperto potrebbe essere obbligatoria in tutta Italia. E se il lockdown nazionale non sembra essere all’orizzonte potrebbero arrivarne di localizzati. Ma se non bastasse la chiusura di parrucchieri, centri estetici e la limitazione dell’orario di apertura di bar e ristoranti arriverebbe a breve

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La seconda ondata di COVID-19 è ormai quasi una certezza. Mentre crescono i focolai attivi, che nella settimana dal 21 al 27 settembre, erano 3.266 dei quali 909 nuovi sono in aumento sia i casi positivi che il numero dei ricoverati. Sono passati, nella settimana analizzata da 2.365 a 2.846, mentre i pazienti in terapia intensiva sono saliti da 222 a 254. In 12 regioni l’indice Rt è superiore a 1 e la media nazionale è 1,01. Per ora la scuola non è ancora interessata da molti focolai, sono solo 14. La diffusione dei cluster è soprattutto a livello familiare. Ma nelle prossime settimane la situazione potrebbe cambiare. Cosa può succedere, quali sono le misure che verranno adottate? C’è la possibilità di tornare in lockdown?

Mini lockdown e chiusure: cosa può succedere con la seconda ondata COVID-19

Il primo provvedimento in arrivo sarà probabilmente l’obbligo di tenere la mascherina all’aperto in tutta Italia. Ieri, dopo la Campania e la Sicilia, è stata la regione Lazio a ordinare ai suoi cittadini di tenere il dispositivo di protezione ovunque. E, scrive Repubblica, la regola potrebbe arrivare già dalla prossima settimana:

Al ministero alla Salute pensano di inserire nel prossimo dpcm, atteso per il 7 ottobre, una misura che allarghi a tutta l’Italia la decisione comunicata ieri da Nicola Zingaretti ma già presa tra l’altro in Campania, in Sicilia e in numerose città: quando si esce di casa bisogna sempre indossare la mascherina. Ieri ha prospettato la novità la viceministra Sandra Zampa, legandola a un ulteriore aumento dei casi. Anche il ministro Roberto Speranza è sulla stessa linea ma aspetta di confrontarsi con il presidente del consiglio Giuseppe Conte.

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Ma potrebbe non essere sufficiente. Il ministro per gli Affari Regionali Boccia in un’intervista a Repubblica oggi spiega che la seconda ondata di COVID-19 è arrivata e che se non siamo al semaforo rosso si può dire che si è arrivati al giallo. Un segnale di certo non incoraggiante che prelude, con ogni probabilità, a restrizioni come i mini lockdown, zone di quarantena limitate a piccole aeree come quartieri, strade, o addirittura singoli palazzi:

Possiamo esdudere che ci sarà un nuovo lockdown?
«Il governo sta studiando misure che alzino il livello di attenzione e precauzione. Speriamo che possano servire a contenere l’ondata. Ma una cosa dev’essere chiara a chi non sta collaborando con il buon senso e con le regole della convivenza civile: se si dovessero riempire gli ospedali potrebbero tornare le limitazioni alla libertà personale, magari in zone ben determinate e non generalizzando. Se invece ci sarà un adeguato livello di prudenza collettiva potremo continuare a convivere con il coronavirus sino a quando non avremo il vaccino. Non illudiamoci: serviranno parecchi mesi».

Per far rispettare le misure potrebbe arrivare una stretta che prevede il pagamento di multe per chi non ottempera ad esempio all’uso della mascherina, spiega La Stampa:

L’idea è di muoversi con interventi «tempestivi e chirurgici», azioni mirate con tamponi e quarantene, non zone rosse estese ma micro-lockdown su contagi appena segnalati, in scuole, supermercati, edifici, condomini. Dal Viminale dovrebbe uscire una nuova direttiva ai prefetti che andrà a intensificare i controlli delle forze di polizia. Fonti di governo spiegano che non si escludono sanzioni per chi resta senza mascherina

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Le misure per contrastare l’avanzata della seconda ondata di COVID-19 potrebbero non esaurirsi solo ai mini lockdown. Il Messaggero spiega che la priorità del governo è che non si fermino fabbriche, uffici e scuole. Per questo se la situazione dovesse peggiorare si pensa a delle chiusure mirate di ristoranti e bar che dovrebbero abbassare le serrande alle dieci di sera. Ma la stessa sorte potrebbe toccare a cinema, parrucchieri e centri estetici:

Se la situazione dovesse peggiorare, la prima stretta riguarderà gli assembramenti: non più di 6-10 persone insieme. E questo varrà anche per le feste private e le riunioni di famiglia. Altro step sarà la chiusura alle dieci di sera di bar e ristoranti per mettere un freno alla movida. «Il tutto avverrà gradualmente, osservando giorno per giorno l’indice Rt», spiega chi segue il dossier. Nel caso in cui la curva dei contagi dovesse continuare a salire, l’idea è quella di ripercorrere in senso inverso le riaperture della scorsa primavera. I primi a chiudere sarebbero i cinema, i teatri, le palestre. Poi toccherebbe ai centri estetici e ai parrucchieri, seguiti da bar e ristoranti. Per ultimi i negozi, mentre è probabile che negli uffici venga reso obbligatorio lo smart working. Come è realistico che, a seguire, verranno vietati feste di matrimonio e funerali. Un punto interrogativo riguarda gli spostamenti tra Regioni: al momento il ripristino del divieto non è stato esaminato.

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