Cosa c’è nella relazione del Politecnico di Torino sullo Stadio della Roma a Tor di Valle

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2019-02-05

Clamoroso al Cibali: i professori scoprono l’acqua calda, ovvero che il progetto è carente di infrastrutture. Vi spieghiamo perché era un segreto di Pulcinella e come mai per questa storia alla fine pagheranno i cittadini e godranno i privati

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Come spesso accade in questa città, a breve la montagna partorirà il topolino. La relazione del Politecnico di Torino sullo Stadio della Roma a Tor di Valle sarà positiva con prescrizioni, ovvero scoprirà l’acqua calda: arriverà un nulla osta al progetto, pur con una serie di rilievi sulla viabilità e i trasporti.

 

Cosa c’è nella relazione del Politecnico di Torino sullo Stadio della Roma a Tor di Valle

Ora però attenzione: quali saranno i problemi segnalati dal politecnico? Andrà potenziata la malandata Roma-Lido, una delle peggiori ferrovie d’Italia secondo le classifiche del settore. E poi, racconta oggi il Messaggero (quotidiano in cui non si nascondono molti fans del progetto…), c’è la questione dei ponti:

Il progetto iniziale ne prevedeva due: il ponte dei Congressi, pagato dal governo, e quello di Traiano, a carico dei privati. Dopo il taglio parziale alle cubature monstre operato dai grillini, a febbraio 2017, il secondo ponte è rimasto senza finanziamenti. Prima l’ex ministro Lotti e poi, di recente, il ministro Toninelli hanno detto, a parole, che potrebbe essere pagato dallo Stato. Ma non si va oltre le dichiarazioni. Mentre la Conferenza dei servizi – e forse oggi anche il Politecnico – ha detto che quel collegamento serve.

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Ma i più scaltri di voi hanno già capito qual è il punto: i rilievi del Politecnico, gli stessi della Conferenza dei Servizi, sono tanto evidenti quanto ovvi e partono dalle lacune e dalle deficienze del cosiddetto secondo progetto, quello presentato da Virginia Raggi con lo slogan “Uno stadio fatto bene”: rispetto al progetto licenziato da Caudo e Marino la sindaca ha voluto un voluminoso taglio delle cubature che erano state concesse “ad indennizzo” dei lavori pubblici che i proponenti si erano impegnati a effettuare. Per ottenerli la Raggi ha dovuto “segare” dal progetto iniziale le opere pubbliche, che erano il vero motivo per il quale il progetto era positivo per Roma (perché avrebbe permesso la costruzione di infrastrutture che sarebbero servite alla città sette giorni su sette, e non solo nel giorno della partita), e che oggi per miopia politica sono invece scomparse.

 

La relazione del Politecnico di Torino sullo Stadio della Roma a Tor di Valle

Tutti sappiamo che Roma avrebbe bisogno del potenziamento della Roma-Lido e del secondo ponte, il Ponte di Traiano oltre che della riunificazione dell’Ostiense e della via del Mare e di un nuovo asse di collegamento tra la Capitale e Fiumicino. Della necessità in particolare del secondo ponte erano e sono consapevoli più o meno tutti, come hanno dimostrato le intercettazioni dell’indagine su Luca ParnasiLuca Caporilli, collaboratore di Luca Parnasi, a chi gli fa notare come “levando il ponte sul Tevere (dal progetto dello stadio, ndr) si crea il caos sulla via del Mare”, risponde “questo tienitelo per te”.

L’accordo tra i proponenti e la Giunta Raggi, che manda in soffitto quello con Marino, invece sceglie la strada della riduzione delle “opere di interesse generale da 195 milioni a 80,6 milioni di euro“. Riduzione che è determinata dal taglio delle cubature del “Business Park” mentre il centro commerciale “Convivium” è rimasto invariato rispetto al progetto precedente. Il problema è che mentre la riduzione reale di quelle cubature si ferma al 40% (da 354.000 mq a 212.000 mq di Superficie Utile Lorda) quello delle opere pubbliche finanziato dai privati è del 60%. Questo significa che per i costruttori sarà più vantaggioso realizzare il progetto perché gli oneri sono minori. E questo nonostante la Raggi avesse annunciato poco tempo prima la necessità di fare il ponte sul Tevere.

 

Il Politecnico di Torino ha scoperto l’acqua calda

Tecnicamente quindi il Politecnico di Torino oggi in conferenza stampa in Campidoglio scoprirà l’acqua calda: il progetto aveva ricevuto un sì di massima sulla base delle opere pubbliche all’epoca di Marino che rendevano conveniente la scelta di Tor di Valle; senza quelle opere pubbliche, in cambio delle quali la Giunta Raggi ha ottenuto la clamorosa vittoria di segare tre torri progettate da uno degli architetti più importanti del mondo. I proponenti del progetto hanno accettato quel ridimensionamento perché, ad onta di quanto sostengono le alcooliche radio romane, interessava loro di più fare lo stadio rispetto alla “speculazzzione edilizzzia” tanto decantata da gente che non è in grado di fare i conti in tasca alla città.

Oggi che la Roma ha acquisito il diritto ad avere il suo stadio, come ha minacciosamente (e giustamente) dal suo punto di vista detto Baldissoni (paventando così cause civili di risarcimento danni in caso di dietrofront dell’ultim’ora da parte dell’amministrazione grillina), come avevamo scritto all’epoca lo Stadio della Roma a Tor di Valle conviene a Baldissoni e Pallotta, che stanno per rilevare da Parnasi i terreni una volta che saranno arrivati tutti i permessi; conviene alla sindaca Virginia Raggi che così può raccontare di aver piegato i Poteri Forti della Speculazzzione Edilizzzia con la sola imposizione della dialettica grillina; conviene meno a Parnasi che però in questo periodo è in tutt’altre faccende affaccendato e in ogni caso venderà tutto. Non conviene invece ai cittadini romani, che, di qualunque fede calcistica siano, avrebbero avuto nuove infrastrutture in una società che ne ha un grande bisogno. Ma questo, per la politica, è soltanto un dettaglio. Al quale se ne aggiunge un altro: nel caso sia il governo a farsi carico della costruzione del ponte saranno i cittadini italiani a dover pagare per la mobilità della città. Quando c’era l’occasione di farlo pagare ai privati.

Leggi sull’argomento: Stadio della Roma: piccola storia di un ponte mai nato

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