Così la Corte dei Conti boccia Quota 100 e reddito di cittadinanza

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-05-30

I giudici contabili rilevano che le due misure hanno fatto crescere nel 2019 la spesa per l’assistenza e quella per la previdenza

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La Corte dei Conti boccia Quota 100 e reddito di cittadinanza. I giudici contabili rilevano che le due misure hanno fatto crescere nel 2019 la spesa per l’assistenza e quella per la previdenza. La spesa pensionistica aumenta quest’anno di 6 decimi, dal 15,3 al 15,9 del Pil. Mentre la spesa per l’assistenza, per il «significativo impulso» del reddito di cittadinanza, crescerà del 3,5 per cento all’anno. Ma, segnala Roberto Petrini su Repubblica, il punto è l’effetto:

Per le pensioni, in particolare, l’introduzione di “quota 100”, dice la Corte, ha ridotto l’età pensionabile di 1 anno e mezzo per gli uomini e di 1 anno per le donne. Una circostanza che non aiuta i conti pubblici, tanto più che — spiega la Corte dei Conti — l’Italia è tra i paesi dell’Ocse dove c’è una delle più basse età di pensionamento effettivo.

La terza critica a “quota 100” riguarda la mancanza di «certezza e stabilità normativa» che dovrebbe ro conferire alle regole previdenziali quella che la Corte definisce una «sostenibile normalità». Invece “quota 100”, come pure la deindicizzazione e il contributo sulle pensioni alte, hanno il sapore della «straordinarietà».

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I conti del DEF su Quota 100 e reddito di cittadinanza (Corriere della Sera, 5 maggio 2019)

E poi c’è il reddito:

E’ vero che se i 5,9 miliardi stanziati quest’anno non dovessero bastare scatterebbe la tagliola, ma è anche vero che sarebbero «attivati diritti» che alla fine dovrebbero essere soddisfatti. Se viceversa, come sembra, avanzeranno risorse i problemi non sarebbero finiti: i Cinque Stelle vorrebbero destinarle ad altro, ma la Corte richiama la necessità di «utilizzare queste risorse per ridurre deficit e debito». I rilievi al reddito non sono solo relativi ai costi. La magistratura contabile osserva anche che c’è la possibilità che possa «scoraggiare l’offerta di lavoro legale» e dunque alimentare il lavoro nero.

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