Perché gli americani non possono pagare le cure per il Coronavirus. E Trump potrebbe finire nei guai

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2020-03-03

Un’eventuale epidemia di coronavirus potrebbe mettere completamente a nudo le contraddizioni del sistema sanitario statunitense e – qualora la risposta dell’amministrazione Trump non fosse all’altezza – mettere a rischio il secondo mandato del Presidente

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Negli Stati Uniti sono 88 (dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità) le persone risultate positive a Covid-19. Qualche giorno fa c’è stato il primo decesso correlato al coronavirus. Un numero senz’altro non preoccupante se si considera che 45 casi di coronavirus sono tra i cittadini USA che sono stati rimpatriati dalla Diamond Princess, la nave da crociera tenuta in quarantena in Giappone. Difficile, apparentemente, che alla luce di questi numeri il coronavirus possa rappresentare un problema politico, come invece sta accadendo in Italia.

Trump e la promessa del “vaccino presto” contro Covid-19

Lui, il presidente USA Donald Trump ha già fatto una delle sue classiche promesse. Incontrando i vertici delle principali multinazionali del farmaco il Presidente ha annunciato che un vaccino contro il coronavirus “sarà pronto presto”. Di sicuro però non prima delle elezioni presidenziali di novembre visto che anche le previsioni più ottimistiche parlano di almeno un anno o un anno e mezzo per arrivare ad un vaccino per Covid-19. Improbabile quindi che Trump riesca a mantenere la sua promessa. Ma non è naturalmente questo che lo preoccupa perché sa che queste promesse, come quella del coronavirus che “sparirà come per miracolo” vengono presto dimenticate.

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Ma è possibile invece che la questione del coronavirus faccia esplodere – per l’ennesima volta – le grandi contraddizioni degli USA. Non è tanto la storia – riportata da Bloomberg – sui preparativi dei ricconi per non farsi cogliere di sorpresa da un’eventuale epidemia di Covid-19. Certo, la candidata Dem alle primarie Elizabeth Warren ha subito colto la palla al balzo per dire che no, non è giusto e che il suo programma prevede che «ogni americano abbia gratuitamente le protezioni contro il coronavirus».

Il coronavirus sarà la “Katrina” di Trump?

Giustissimo no? È così che si fa in un paese civile? Eppure una frase del genere è considerata quasi rivoluzionaria negli Stati Uniti. Dove ad esempio una famiglia messa in quarantena obbligatoria in ospedale per il coronavirus dopo essere stata rimpatriata da Wuhan si è vista recapitare un conto da 3.918 dollari per le spese di ricovero e di trasporto in ambulanza. Non una novità negli USA, però se il periodo di isolamento era obbligatorio perché a pagare dovrebbero essere i pazienti e non lo Stato, che ha deciso di mettere in quarantena tutti coloro che tornavano dalla Cina? Trump non sembra assolutamente intenzionato a cambiare lo status quo.

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All’estremo opposto si colloca Bernie Sanders, un altro dei candidati del Partito Democratico con la sua proposta “Medicare for All”. Si tratta di un progetto di legge che punta ad estendere a tutti i residenti negli Stati Uniti la copertura sanitaria nazionalizzando il sistema delle assicurazioni private. Un piano ambizioso, una vera rivoluzione visto che negli USA l’assistenza sanitaria è coperta dalle assicurazioni private, ma che al momento non gode nemmeno del supporto della maggioranza degli eletti con il Partito Democratico. Ma potrebbe essere un piccolo sassolino nell’ingranaggio della macchina della propaganda di Trump, che accusa apertamente – postando un servizio di Fox News – i suoi oppositori di aver “politicizzato” il coronavirus e di stare sfruttando l’emergenza per attaccarlo. E se è vero che tutti i candidati Dem hanno deciso di fare fronte comune contro Trump sul coronavirus è anche vero che lo hanno fatto facendo notare come in questi ultimi giorni il Presidente abbia lanciato messaggi contraddittori. Ad esempio paragonando Covid-19 ad una semplice influenza e dicendo che tutto è sotto controllo (ma senza dire come).

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Ed è questo il punto cruciale: l’America è davvero pronta ad affrontare un’eventuale epidemia di coronavirus? Non si sa, e a guidare la task force è stato messo il vice-presidente Mike Pence, segno che forse Trump si vuole tenere distante dalla questione e dalle sue possibili conseguenze. Il Washington Post ha fatto notare come durante il suo discorso Trump fosse circondato da esperti e scienziati, una categoria che ha sempre disprezzato (basti ricordare le posizioni sul riscaldamento globale) e cui raramente si è affidato perché creavano problemi alla narrazione dell’uomo forte al comando. C’è chi, come il candidato Dem Tom Steyer, ha detto senza mezzi termini che Covid-19 potrebbe essere “la Katrina di Trump“. Il riferimento è alla disastrosa e negligente gestione dell’emergenza dell’uragano Katrina in Florida da parte dell’amministrazione guidata da G. W. Bush. Un disastro senza precedenti che spalancò le porte alla prima vittoria di Barack Obama.

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