Come il Coronavirus ha distrutto il lavoro in Italia

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-06-09

Le previsioni aggiornate dell’Istat ci dicono che la pandemia in un solo anno farà il doppio dei danni portati dalla doppia crisi del 2008-2013

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Nel 2020 il Prodotto Interno Lordo calerà dell’8,3% con un recupero, comunque insufficiente, del 4,6 per cento l’anno prossimo. Stesso andamento per il lavoro, con una perdita delle unità che arriverà al 9,3 per risalire al 4,1 per cento nel 2021. Lo scenario delineato nel rapporto su “Le prospettive per l’economia italiana” è meno nero di molti altri, l’Istat sposa l’ipotesi più ottimistica della Banca d’Italia che invece prevede un ribasso del prodotto tra il 9 e il 13 per cento.

Le macerie che lascia la pandemia sono il crollo dei consumi delle famiglie (-8,7 per cento), quello degli investimenti (-12,5 per cento), il drastico ridimensionamento delle esportazioni (-13,9). Nel lavoro si consuma il dramma di mezzo milione di persone che nei primi 4 mesi del 2020 hanno smesso di cercare un impiego perché scoraggiate dalla crisi. Questo esercito di inattivi non viene conteggiato tra i disoccupati e per ironia della sorte l’effetto statistico produce un miglioramento del tasso di disoccupazione che dunque scende al 9, 6 per cento.

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L’impatto del Coronavirus sull’occupazione (La Stampa, 9 giugno 2020)

Repubblica calcola che un crollo del 9,3% nelle Ula per il 2020 (e del 10% delle ore lavorate) si traduce nella distruzione di 2,2 milioni di posizioni a tempo pieno. Ma in un totale di contratti molto più alto. Uno tsunami. Per dare un termine di paragone, nei dieci anni dalla grande crisi del 2007 l’Italia ha perso 1 milione di Ula passando dai 25 ai 24 milioni del 2017. E rimanendo più o meno su questo livello (24,1 milioni) anche nel 2018 e 2019. Le previsioni aggiornate dell’Istat ci dicono che la pandemia in un solo anno farà il doppio dei danni portati dalla doppia crisi del 2008-2013.

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