Opinioni

Coronavirus: el pueblo unido jamás será vencido

di Vincenzo Vespri

Pubblicato il 2020-03-06

Lasciatemi essere, almeno per una volta, ottimista. Come diceva il mitico John “Bluto” Blutarsky “Quando il gioco si fa duro, i duri iniziano a giocare!” In realtà, non è proprio così, quando il gioco si fa duro, non è che i duri inizino a giocare, è piuttosto che i deboli scompaiono dalla scena e rimangono […]

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Lasciatemi essere, almeno per una volta, ottimista. Come diceva il mitico John “Bluto” Blutarsky “Quando il gioco si fa duro, i duri iniziano a giocare!” In realtà, non è proprio così, quando il gioco si fa duro, non è che i duri inizino a giocare, è piuttosto che i deboli scompaiono dalla scena e rimangono solo i duri a giocare. I duri finalmente hanno lo spazio per emergere. Successe così anche nella I Guerra Mondiale. All’inizio i burocrati stupidi dominarono. Come ha raccontato benissimo in un video lo storico Barbero, alla vigilia dell’offensiva Austro-Tedesca di Caporetto, nonostante gli Alti Comandi fossero a conoscenza dell’imminente attacco, i nostri generali si preoccuparono di più che i fanti avessero i capelli tagliati a zero piuttosto che garantire l’adeguato munizionamento alla nostra artiglieria. Non fu sabotaggio, fu semplicemente stupidità galoppante. La sconfitta disastrosa di Caporetto ebbe come positiva ricaduta che fece piazza pulita degli stupidi ed arroganti generali. L’Italia si strinse attorno a persone valide e nacquero le basi dell’Italia di Vittorio Veneto, l’Italia della Vittoria. E’ un peccato che non si celebri più come festa il 4 Novembre perché era l’unica festa nazionale dove si celebrava una Italia unita e vittoriosa.

Quando l’Italia è in difficoltà generalmente l’Italia si stringe intorno a un grande Uomo carismatico che riesce ad unirla. Gli anni di Piombo furono superati grazie a Pertini. Attorno alla sua figura si riunì tutto il Paese e la tragedia del terrorismo fu superata. La svalutazione della Lira nel confronto del Marco fu superata grazie ad un’altra leggendaria figura: quella di Ciampi. Fummo sfortunati solo nella crisi del 2011. Non so se Monti avesse le capacità per essere il leader giusto in un momento difficile come quello, ma sicuramente non era dotato del necessario carisma e della necessaria empatia per riunire il popolo italiano dietro di sé. E i momenti difficili si superano solo se se il popolo è unito (el pueblo unido jamás será vencido).

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Adesso abbiamo da affrontare un’altra guerra. Quella contro il Coronavirus. Il Paese si presenta diviso come non mai e con una marea di stupidi al comando. Temo che una disfatta di tipo Caporetto sia inevitabile per poter spazzare via gli stupidi, ma, per fortuna, ci sono nel contempo segni di una nuova Italia. Consideriamo, ad esempio, l’area che conosco meglio: la Scuola e l’Università. E’ chiaro che il Coronavirus imporrà un cambio di paradigma. Ad entrambe le istituzioni sarà richiesto di fornire un insegnamento a distanza di qualità. Ora l’e-learning non è una cosa che si possa improvvisare. Non è che registrando una lezione alla bella e meglio, si riesca a fornire un buon servizio. Se uno cerca in rete vede risultati drammatici e vomitevoli: certi video sono perfino più noiosi delle mitiche lezioni notturne dell’Università Nettuno da sempre ricordate come le uniche produzioni televisive al cui confronto la “Corazzata Potemkin” risultava briosa ed effervescente anche al Ragionier Fantozzi. Come facciamo a non capire: la tecnologia ha fatto enormi passi avanti, le conoscenze di come funziona l’apprendimento pure…perché non tenerne conto ed offrire un prodotto di bassissima qualità ai nostri studenti? Purtroppo, però, a prima vista, non c’è una cabina di regia che aiuti il sistema di formazione ad orientarsi per fare la scelta giusta. Le scuole sono lasciate sole, le Università annaspano. Se la chiusura delle Scuole e dell’Università fosse limitata fino al 15 Marzo, non sarebbe un problema, ma se dovesse durare più a lungo e gli studenti dovessero studiare solo la paccottiglia online che gli stiamo iniziando ad offrire, andremmo incontro ad una devastante Caporetto della didattica. Ma, per fortuna, quando il gioco si fa duro, i duri iniziano (finalmente) a giocare. Il Ministro dell’Università è molto competente. Quando era Rettore a Napoli, ha fatto partire la più bella piattaforma di e-learning che abbiamo in Italia:, Federica. La scuola ha a disposizione la piattaforma Sofia che è valida ed innovativa e dimostra inequivocabilmente che il MIUR ha, al suo interno, competenze di alto livello al riguardo.A Destra, il responsabile per l’Università, il Professor Valditara, è una persona aperta, profonda, capace di fare gioco di squadra e chiaramente aperto all’innovazione. Molti miei colleghi hanno investito il loro tempo in didattica innovativa nonostante che questo sia uno sforzo utilissimo per migliorare il livello della didattica delle nostre università ma che sia valutato “zero” sia per eventuali avanzamenti di carriera e sia per riconoscimenti di tipo economico. Fra i Matematici non posso non citare Carlo Mariconda che, con grande passione, ha progettato una lavagna innovativa capace di aumentare (e di parecchio) il coinvolgimento degli studenti anche verso materie ostiche come la Matematica. Insomma tante energie positive che potrebbero spingere l’Italia a superare il gap tecnologico e di mentalità che abbiamo relativamente all’insegnamento a distanza. Adesso il sistema è frenato da burocrati ottusi ed ignoranti… ma sono fiducioso che gli stimoli dati dalla necessità che ha il Paese di superare le sfide poste dal Corinavirus riusciranno a far emergere questi “duri”. Finalmente saranno date sia risorse che una direzione strategica a Scuola e Università in modo da poter fornire una formazione a distanza di alta qualità. Sono assolutamente sicuro di questo: la nottata deve passare e non può piovere per sempre. Abbiamo le competenze, abbiamo persone valide, il Paese non può continuare a rinunciare al suo futuro e non può continuare ad essere stoppato da una burocrazia stupida ed arrogante e da una politica litigiosa e divisiva.

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