Coronavirus: il contagio durante il Carnevale di Venezia (e chi ha “dimenticato” di sospenderlo?)

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-04-03

Il direttore dell’ospedale spiega che la miccia della pandemia potrebbe essere stata il Carnevale: per questo tanti contagiati sarebbero esercenti, che in quei giorni sono stati a stretto contatto con migliaia di persone. E chi ha deciso di tenerlo aperto fino all’ultimo perché “chi tocca gli eventi perde i voti dei commercianti”?

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Il Corriere del Veneto oggi racconta che i primi casi di Coronavirus nel Veneziano si sono registrati nella città storica e la miccia della pandemia sarebbe stata il Carnevale: per questo tanti contagiati sarebbero esercenti, che in quei giorni sono stati a stretto contatto con migliaia di persone. Si tratta per ora di un’ipotesi fatta dal direttore dell’ospedale Civile Massimo Girotto durante un incontro con i sindacati della USL 3.

Coronavirus: il contagio durante il Carnevale di Venezia (e chi ha “dimenticato” di sospenderlo?)

Nell’articolo a firma di Matteo Riberto si ricorda che c’era chi da subito chiedeva che il sindaco Luigi Brugnaro chiudesse le manifestazioni all’insorgere delle prime avvisaglie: il Carnevale è infatti stato sospeso nel primo pomeriggio del 23 febbraio, giorno in cui Venezia ha registrato i due primi casi.

«Chi dobbiamo ringraziare, sindaco?», domanda Francesco Menegazzi della UIL. Al quale fa eco Daniele Giordano della CGIL: «Confermare il Carnevale è stata una scelta politica». Da parte sua il direttore dell’Ospedale di Venezia getta acqua sul fuoco: «Ho tentato di spiegare come mai il contagio abbia colpito prima la città storica – afferma Un’ipotesi è che il contagio abbia avuto via più facile là dove la concentrazione di persone era inevitabilmente più forte». Contagi che, dopo le misure restrittive, si sono concentrati sulla terraferma e hanno continuato a salire.

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Ma proprio il Corriere della Sera in un articolo a firma di Marco Imarisio il 24 febbraio scorso aveva raccontato che la decisione di ritardare il più possibile la chiusura del Carnevale per evidenti ragioni economiche:

Anche Venezia, la vetrina d’Italia, chiude. Ma non troppo. Perché il Carnevale viene fermato quando ormai è agli sgoccioli dopo le due canoniche settimana di durata. Salterà il martedì grasso, ma ormai nel tempo moderno contano le due domeniche, e quelle sono state salvaguardate, con ordinanza regionale giunta a festeggiamenti in corso e mantenuti fino alla mezzanotte di ieri, quando invece sabato mattina era già stato deciso di sigillare le università.

Certo, la notizia che rende impossibile tirarla ancora in lungo giunge ieri a inizio mattinata. Due uomini, entrambi di 88 anni, hanno contratto il virus sono ricoverati in terapia intensiva all’Ospedale civile. Non sono turisti, non sono cinesi. Sono residenti da sempre a Castello, il quartiere dietro San Marco, tra i più antichi e veneziani di tutte le calli. Da tempo erano ricoverati per patologie «gravi e croniche». A quel punto, tirarla in lungo salvaguardando uno dei principali business dell’eterna stagione turistica veneziana diventa un non senso, e così nella draconiana ordinanza firmata da Luca Zaia ci finisce il Carnevale ormai in zona Cesarini e qualunque altro assembramento pubblico o privato.

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«Possibile che per quattro soldi facciamo questa figura da bottegai?», Gianpietro Zucchetta legge l’editto zaiano con un occhio e con l’altro osserva i vaporetti carichi di turisti cinesi e non solo che attraccano alle Zattere, davanti alle fondamenta degli Incurabili. Il suo mestiere era quello del perito giudiziario. La sua vocazione è quella di rappresentare l ’anima di una Venezia che forse non c’è più, alla quale ha dedicato decine di libri, dalla storia dei rii e canali a quella delle acque alte che sta riscrivendo, purtroppo va aggiornata. «Tutti sanno che Venezia è una porta spalancata. Figurarsi a Carnevale. Lo sanno tutti, del rischio che si corre, a prescindere dal contagio di quei due poveretti, per carità. Ma hanno deciso di correrlo comunque perché chi tocca gli eventi perde i voti e l’appoggio dei commercianti».

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