Fact checking
TAV, la mandrakata di Conte e Casalino
di Alessandro D'Amato
Pubblicato il 2019-03-10
Il trucchetto di ieri sul rinvio dei bandi che non rinvia i bandi ha fatto abboccare i grillini. Ma in futuro la Lega sarà più forte e il M5S rischia di non riuscire a fermare l’opera
Sembra di vederli, Giuseppe Conte e Rocco Casalino, mentre studiano la loro mandrakata sulla TAV che ieri ha consentito grazie a un barbatrucco fondato su un gioco di parole di togliere le castagne dal fuoco al governo sull’Alta Velocità guadagnando però solo tempo e al prezzo dell’ennesimo raggiro di elettori e attivisti del MoVimento 5 Stelle.
La mandrakata di Conte e Casalino sulla TAV
Perché, memori della storia del 2,4% trasformato in 2,04% per fini di comunicazione, ieri Casalino e Conte si sono industriati per risolvere lo stallo della TAV nell’unico modo possibile, ovvero fingendo. Racconta oggi Tommaso Ciriaco su Repubblica:
Avis de marchés, ecco il jolly di Conte. Da avvocato, il premier chiede ai suoi di rispondere a una domanda: come far partire i bandi senza ammettere di averlo fatto? Non chiamandoli bandi, ecco tutto. Aggrappandosi al sinonimo in francese, avis de marchés appunto, “avvisi di gare”. Né più, né meno di quanto Telt aveva già indicato come soluzione per non perdere i trecento milioni di finanziamenti europei.
Compra sei mesi di tempo – anche questo, tutto già previsto nella tabella di marcia tracciata dalla società il 18 dicembre scorso – rimandando le decisioni finali a dopo le Europee. Nelle stesse ore, e siamo a ieri mattina, Di Maio si attrezza per la ritirata. Appena Conte rende nota la missiva, il grillino plaude. Ha drammatizzato al massimo la battaglia per tenere buoni gli ortodossi, adesso è l’ora di piegarsi alla realtà.
Anche lui compra tempo, sapendo che pure una buona parte degli elettori 5S del Nord Ovest, assicura un ultimo sondaggio Swg, sono favorevoli alla mini Tav: 35% contro 34%. Non può ancora dirlo, ma è l’orizzonte finale dell’opera, tunnel di base compreso.
Perché il tempo non basta per la TAV
C’è però un problema. Se è vero che così il problema Alta Velocità verrà rimandato a dopo le europee, dopo le europee si dovrà anche rimisurare il rapporto di forza tra MoVimento 5 Stelle e Lega. E sarà il Carroccio a uscire vincitore, visto che i grillini sono dati in rotta nei sondaggi mentre Salvini viaggia con il vento in poppa. Quindi tecnicamente Conte e Casalino hanno guadagnato tempo ma hanno anche spostato il momento della decisione a quando il trend sarà ancora più favorevole per la Lega e ancora più negativo per il M5S. E quindi da qui è facile prevedere cosa succederà:
Dal giorno dopo le Europee si aprirà il secondo tempo della sfida. Con «equilibri diversi», è il ragionamento di Salvini, come potrà Conte fermare l’opera? O anche solo «ridiscuterla integralmente», se i francesi accetteranno di limare al massimo i dettagli? Secondo il premier, la svolta arriverà dopo un bilaterale con Macron, già contattato ieri assieme a Juncker. In caso contrario, i 5S giurano che si faranno «valere in Parlamento». Sempre domani, sempre chissà. La verità è che non potranno rivedere per legge il trattato che regola il progetto, perché manca una maggioranza favorevole allo strappo.
Il dettaglio è che in Parlamento non hanno i voti, nel governo non c’è unità e la Francia non ha mostrato finora di essere d’accordo (e ci mancherebbe, dopo le polemiche contro Parigi). Cioè a parte quella bomba atomica lì in salotto, va tutto bene.
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