Politica
Conte è pronto a dire sì alla TAV
neXtQuotidiano 23/07/2019
Si potevano perdere i finanziamenti europei o si poteva perdere un po’ la faccia (i 5 Stelle), e si sta decidendo per la seconda opzione
Giuseppe Conte è pronto a dire sì alla TAV il 26 luglio. E questo scatenerà una tempesta perfetta all’interno del MoVimento 5 Stelle, dove tanti duri e puri eletti soprattutto in Piemonte saranno chiamati a lasciare il M5S oppure a calare le braghe dopo una battaglia decennale. Senza contare l’ira di Grillo. Racconta oggi il Corriere della Sera:
Una decisione clamorosa, un dietrofront inimmaginabile fino a qualche tempo fa, che diventa un atto quasi dovuto. Si potevano perdere i finanziamenti europei o si poteva perdere un po’ la faccia (i 5 Stelle), e si sta decidendo per la seconda opzione, con ripercussioni difficili da immaginare nelle loro dimensioni, ma facili da descrivere a grandi linee: un Movimento spaccato, con gli storici esponenti no Tav (come Alberto Airola) furibondi e in partenza, rivolte possibili locali e di centri sociali, la giunta Appendino che scricchiola e il possibile Aventino di due personaggi di primo piano tra i 5 Stelle.
Quel Grillo che l’aveva definita «una cazzata», ne aveva cantato il de profundis prematuro («è morta») e la considerava una «presa in giro».E quell’Alessandro Di Battista che, dopo averlo definito «un buco inutile», aveva invitato Salvini «a non rompere».
Gli scenari possibili, di fronte all’Agenzia esecutiva per l’innovazione e le reti(Ibnea), alla quale bisogna dare una risposta entro venerdì, sono solo due: accettare a testa bassa un’opera che metà del governo non voleva o provare un disperato tentativo di rinvio. Con il rischio di perdere i finanziamenti. […] La Lega esulterà, ma per i 5 Stelle sarà un’occasione per rivendicare di non essere del partito del no e per difendere un Toninelli che non si vorrebbe granché difendere ma si deve, perché sotto attacco dalla Lega e cedere ora sarebbe una seconda sconfitta.
Un problema? Per chi si è già venduto il doppio mandato, mica tanto.
Leggi anche: Di Maio, un mandato zero è per sempre