L’iter per regolarizzare i lavoratori agricoli, le colf e le badanti con la sanatoria del Decreto Rilancio

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-05-15

Nel periodo dal primo giugno al 15 luglio sarà possibile la regolarizzazione di colf, badanti, baby sitter e lavoratori del settore agricolo-pesca-allevamento. Due i canali

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La Stampa oggi illustra l’iter per la regolarizzazione di lavoratori agricoli, collaboratori famigliari e badanti con la sanatoria entrata nel Decreto Rilancio che porterà soldi nelle casse dello Stato. Il quotidiano ricorda che nel periodo dal primo giugno al 15 luglio sarà possibile la regolarizzazione di colf, badanti, baby sitter e lavoratori del settore agricolo-pesca-allevamento. Due i canali:

  • Richiesta da parte dei datori di lavoro, pagando all’Inps un forfait di 500 euro.
  • Richiesta da parte dei lavoratori stranieri, pagando 160 euro, per avere un permesso di soggiorno temporaneo di 6 mesi, ma solo provando di avere svolto prima del 31 ottobre 2019 attività nei settori previsti.

I paletti, quindi, sono molto stringenti. Se si stima che ci siano 600mila clandestini in Italia, pochissimi sono quelli che hanno avuto contratti in questi settori e che lo possono comprovare.

Quanti potrebbero essere i lavoratori interessati? Un dato indicativo è che dal 31 ottobre 2019 al 14 maggio 2020 all’Inps risulta che sono scaduti meno di centomila contratti di lavoro. Se ci si limita ai collaboratori delle famiglie e del settore agricolo, però, sono molti meno. Questo il perimetro per quanto riguarda le domande che potrebbero venire dai lavoratori. Quale sarà l’impatto nelle campagne? Secondo Romano Magrini, di Coldiretti, «saranno al massimo 2.500 i lavoratori agricoli interessati». La stragrande maggioranza dei 370mila lavoratori stagionali ufficiali che mancano nelle campagne sono infatti regolarmente rientrati in patria tra novembre e dicembre e ora mancheranno perché bloccati dal Covid-19.

Soltanto i romeni sono più di centomila,tredicimila i polacchi, undicimila i bulgari. Inoltre ci sono 18mila extracomunitari che ogni anno arrivano con il decreto flussi e rispettano rigorosamente le regole del rientro a casa. Tutti questi lavoratori sono difficilmente sostituibili. «Un conto sono i braccianti, altro i lavoratori specializzati abituali che oggi vengono invocati dalle nostre aziende», dice Danilo De Lellis, Confagricoltura. Le organizzazioni agricole insistono che occorre organizzare al meno l’arrivo di manodopera comunitaria con i cosiddetti «corridoi verdi» come si sta facendo in Germania, Gran Bretagna e Francia.

Poi ci sono colf e badanti. A fronte di 850mila lavoratori e lavoratrici in regola, si stima che ce ne siano oltre 1 milione che lavorano in nero. Quasi tutti sono stranieri arrivati in Italia con permessi turistici, di studio, o religiosi. Potrebbero essere interessati a richiedere il permesso di 6 mesi, ma devono dimostrare di avere avuto un contratto di lavoro nel settore. E non è facile.

Leggi anche: Quanto incassa lo Stato dalla regolarizzazione dei lavoratori agricoli e delle colf

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