Come hanno intervistato Salvini a Unomattina dopo l’omicidio di Mario Cerciello Rega

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2019-07-27

Finalmente a Unomattina si è verificato un momento di altissima televisione che si attendeva da qualche tempo: Matteo Salvini si è fatto intervistare dal suo ex biografo Roberto Poletti. Che l’ha messo KO con un uragano di domande davvero ficcantissime, del tipo: “La musica è cambiata con lei, signor ministro”

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Ieri mattina alle 10 e 20 finalmente a Unomattina si è verificato un momento di altissima televisione che si attendeva da qualche tempo: Matteo Salvini si è fatto intervistare dal suo ex biografo Roberto Poletti. Poletti, che ha anche scritto una biografia di Salvini, ha interrotto come una breaking views la collega che parlava dell’omicidio di Mario Cerciello Rega per introdurre il ministro dell’Interno, al quale ha fatto subito una cattivissima domanda a bruciapelo: “Signor ministro, lei ha usato parole molto dure. Le vuole ribadire qui stamattina?“.

Come hanno intervistato Salvini a Unomattina

Salvini, evidentemente spiazzato dall’aggressività ficcante della domanda dell’interlocutore, ha cominciato a parlare così a ruota libera prima chiedendo una preghiera per il carabiniere ucciso, poi ha fatto sapere che ad ucciderlo “sono stati due stranieri, che strano…” e infine ha detto di sperare che i due assassini (anche se ad essere accusato di omicidio per ora è solo Elder Lee) “passino il resto della loro vita in carcere lavorando”, ma senza parlare di lavori forzati anche se ha voluto virare il discorso parlando di forme di lavoro obbligatorio in carcere che vuole introdurre addirittura “a livello europeo”. Poi ha parlato della pistola elettrica che farà introdurre a breve e ha concluso definendo gli assassini “due bastardi”. A quel punto l’altra conduttrice Valentina Bistri ha interrotto l’idillio ricordando che Rega era sposato da solo 43 giorni e che ha sacrificato la sua vita.

salvini unomattina

Salvini ha ricominciato illustrando per sommi capi la ricostruzione dell’omicidio – peraltro con molte differenze rispetto a quella trapelata dalla procura – e Poletti ha ripreso la parola mostrando l’immagine del matrimonio di Rega, un’altra domanda ficcante per Salvini. Il quale, in chiara difficoltà per parare il colpo, ha cominciato a dire che “ne hanno fatti arrivare troppi, centinaia di migliaia, quelli che vediamo nelle città che non fanno niente bisogna rispedirli a casa” (ovviamente parlando di immigrati). È importante qui segnalare che il ministro ha continuato a parlare di immigrazione e delinquenza collegandola ai fatti di via Pietro Cossa. Dodici ore dopo era ormai chiaro che a uccidere il carabiniere fossero stati due turisti americani che l’indomani avevano l’aereo prenotato per tornare in California. Poletti annuiva e annuiva.

La ficcante domanda di Poletti: “La musica è cambiata con lei, signor ministro”

Poi piazzava il colpo da maestro tipico del grande intervistatore che non ha nessun timore reverenziale nei confronti dei potenti: “Lei sta dicendo ai cittadini che ci ascoltano, a quelli che sono preoccupati per la loro sicurezza – perché ricordiamo che l’assassino e il suo complice sono liberi in questo momento…“. Salvini, in chiara difficoltà, l’ha interrotto per raccontare quanti poliziotti ha assunto e quante telecamere ha fatto installare. Ma ha anche sottolineato che ci vuole la paura, perché i giudici alla fine fanno uscire troppo poco: “I delinquenti devono tornare ad aver paura”.  E qui il conduttore di Unomattina non poteva esimersi dall’attacco frontale: “Lei, ministro, ci sta dicendo che la musica è cambiata“. E Salvini ha vacillato, ormai sull’orlo del k.o. tecnico, messo alle strette dall’intervistatore in quello che ricorderemo come un momento di alta televisione, altro che Santoro al telefono con Berlusconi.

roberto poletti matteo salvini

“Ma guardate noi ci stiam mettendo l’anima, entreranno in servizio nuovi poliziotti, anche carabinieri e vigili del fuoco, poi è chiaro che la giustizia va riformata, per lo spaccio di droga ci vuole la galera certa ma ora sono vicino ai familiari del carabiniere ucciso”. Era disperato, Poletti l’aveva distrutto, non aveva proprio altro da dire. Grazie RAI, è per queste sceneggiate che vale la pena pagare il canone.

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