Opinioni
Come Francesco Giorgino è riuscito a far sembrare Conte un genio
di Elio Truzzolillo
Pubblicato il 2019-10-17
Ieri sera ho deciso di guardare l’intervista su Rai Uno del presidente Giuseppe Conte 2 La Vendetta (quello della discontinuità con sé stesso), per gustarmi qualche perla del primo ministro. Il presidente della svolta, però, è stato oscurato dall’intervistatore, il giornalista Francesco Giorgino che, secondo Wikipedia, è anche capo redattore dei servizi interni del TG1 […]
Ieri sera ho deciso di guardare l’intervista su Rai Uno del presidente Giuseppe Conte 2 La Vendetta (quello della discontinuità con sé stesso), per gustarmi qualche perla del primo ministro. Il presidente della svolta, però, è stato oscurato dall’intervistatore, il giornalista Francesco Giorgino che, secondo Wikipedia, è anche capo redattore dei servizi interni del TG1 (mica pizza e fichi). Veniamo al punto, durante l’intervista Sua Discontinuità Conte decanta le incredibili iniziative del governo a favore delle imprese, nominando Nuova Sabatini, Industria 4.0 e super ammortamento. Ma Francesco Giorgino è un giornalista di lungo corso ed è un uomo che sa vedere la complessità delle cose, quindi pone subito un dilemma (minuto 12:18):
“Poi mi vien voglia di chiedere, però, che anche sugli investimenti tecnologici bisogna intendersi perché, per esempio, ci sono degli effetti collaterali nell’investimento in robot piuttosto che in esseri umani perché poi diminuiscono le entrate dello stato diminuendo il lavoro della persona fisica, quindi anche lì bisogna cercare un equilibrio”.
Il fatto che io sia caduto dalla sedia non interessa a nessuno, è sicuramente più interessante esplicitare il Giorgino pensiero. Secondo il conduttore del TG1 investire troppo in tecnologia e macchinari, innalzando quindi la produttività del lavoro, porta alla diminuzione degli occupati e alla contemporanea caduta delle entrate fiscali per lo stato. È un’idea talmente balzana che persino Beppe Grillo e i grillini estremisti della prima ora l’hanno ormai abbandonata. Non voglio annoiare nessuno con la storia della rivoluzione industriale, smontando la bufala della fine del lavoro per la troppa automazione o ripetendo il solito (incontestabile) concetto per cui salari e redditi possono aumentare nel lungo termine solo se aumenta la produttività del lavoro (sarà un caso che in Italia è stagnante da anni?).
Limitiamoci a un esempio empirico a misura di Giorgino. Stati più avanti di noi sulla frontiera tecnologica come Giappone e USA non hanno fatto registrare nessun crollo delle entrate fiscali per troppa automazione, né hanno sofferto di una crescente disoccupazione a mano a mano che hanno implementato tecnologie e macchinari sempre più avanzati. Direi che possiamo stare tranquilli almeno finché non arriviamo al loro livello e lasciare le nostre imprese libere di investire senza essere terrorizzati che investano troppo (i troppi investimenti in tecnologia e robot non sono esattamente un pericolo). Il dilemma sollevato dallo scaltro Giorgino semplicemente non esiste. Per quel che mi riguarda le conseguenze del suo svarione sono state essenzialmente tre:
1. Ha aumentato la mia convinzione che il primo problema di questo paese siano i giornalisti, probabilmente ancor più dei politici (teoricamente Giorgino avrebbe dovuto incalzare Conte sulla futura Legge di Bilancio).
2. È riuscito a far sembrare un genio il presidente del consiglio che, anche se in modo parziale, è riuscito a dare una risposta sensata ai suoi timori.
3. Mi ha fatto rivalutare Luca Telese.
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