Il cognato di Fontana puntava a un affare per 2,7 milioni di euro di camici

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-09-09

Andrea Dini secondo quanto racconta oggi il Fatto Quotidiano avrebbe puntato a una torta più grande: forniture per un importo complessivo di quasi 3 milioni di euro. Affari con Aria e Pio Albergo Trivulzio che però non si sono mai concretizzati

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Andrea Dini, il cognato di Attilio Fontana titolare della Dama Spa indagato per la vicenda della donazione dei camici alla Regione Lombardia, secondo quanto racconta oggi il Fatto Quotidiano, avrebbe puntato a una torta più grande: forniture per un importo complessivo di quasi 3 milioni di euro. Affari con Aria e Pio Albergo Trivulzio che però non si sono mai concretizzati:

Stando a quanto risulta in Procura, infatti, il guadagno a cui puntava Dini era di 2,7 milioni di euro, un tesoretto che equivale a circa 450 mila camici che Dama avrebbe voluto fornire ad Aria e al Pio Albergo Trivulzio (Pat). Nulla, dunque, che abbia a che fare con le presunte donazioni di cui Dini e Fontana hanno parlato solo successivamente. Anche perché Dama, risulta in Procura, a causa del Covid vedeva all’orizzonte l’a n nu l l amento pressoché completo del fatturato 2020. L’affare dei 2,7 milioni, come emerge dall’indagine, sarà discusso in più occasioni, ma non andrà mai in porto e al momento non è oggetto di contestazioni da parte dei pm.

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La prima fornitura da mezzo milione sarebbe perciò stata solo il primo step di un business più grande: una fornitura ad Aria per 1,2 milioni di euro di camici. Ma il progetto non si realizzerà mai. Dama SPA voleva rifornire di camici anche il Pio Albergo Trivulzio: 6600 pezzi per 48mila euro. Ma l’appalto venne revocato. Il Fatto Quotidiano raccontava che il documento dell’affidamento in regime di urgenza a Dama è firmato dal dottor Ugo Ammannati Responsabile dell’Area Alberghiero-Economale e Provveditorato e porta la data del 30 aprile, esattamente due settimane dopo che Andrea Dini titolare della Dama spa firmasse il contratto con la centrale acquisti della Regione (Aria) per la fornitura mancata di 75mila camici e per la quale risultano indagati a vario titolo per turbata libertà del contraente e per frode in pubbliche forniture lo stesso Dini, il presidente Fontana e l’ex dg di Aria, Filippo Bongiovanni. Anche qui un antipasto di un affare più sostanzioso:

 Il 27 aprile Ugo Ammannati, responsabile dell ’area Alberghiero-Economale e Provveditorato del Pat avvia una procedura negoziata in regime di urgenza per la fornitura di 224 mila camici per circa 1,5 milioni. La determina sarà vistata anche dal direttore del Dipartimento tecnico-amministrativo Rossana Coladonato e passerà sul tavolo del dg Giuseppe Calicchio, indagato per le Rsa e la cui nomina al Pat fu proposta da Fontana

Non ci sono indagati per la storia del PAT. E non se ne farà più niente perché la procedura negoziata sarà revocata con una determina del 3 giugno in cui si spiegava “la Protezione civile Regione Lombardia ha garantito il fabbisogno urgente di camici”. Guarda caso dopo che Report aveva iniziato a fare domande.

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