Opinioni
Le prove tecniche di accordo M5S-PD nel voto sul Circeo
neXtQuotidiano 16/01/2019
C’è un retroscena nella votazione che oggi ha visto il governo soccombere sulla proposta di nomina di Andrea Ricciardi a presidente del parco del Circeo. E riguarda la spaccatura tra renziani e zingarettiani nel PD
C’è un retroscena nella votazione che oggi ha visto il governo soccombere sulla proposta di nomina di Andrea Ricciardi a presidente del parco del Circeo. Prima della dichiarazione di voto della Lega i quattro rappresentanti del Partito Democratico in Commissione Ambiente hanno battibeccato sulla possibilità di votare la nomina di Ricciardi, proposta dall’ala “zingarettiana” del partito. Il ministro Sergio Costa ha infatti dichiarato oggi in Parlamento che la nomina è stata fatta in accordo con il governatore della Regione Lazio e attuale candidato “forte” alle primarie del Partito Democratico. Ma la proposta non è piaciuta agli altri due senatori del PD che hanno escluso la possibilità di votare sì; successivamente, dopo l’annuncio della Lega che ha bocciato Ricciardi, ufficialmente dovuta, come ha spiegato il membro del Carroccio Arrigoni, “non al curriculum di Ricciardi“, ma piuttosto “alla non condivisione del metodo sulla proposta di candidatura”.
Alla fine l’accordo nel PD non si trova, anche perché da una parte l’annuncio del no della Lega rappresenta un’occasione troppo ghiotta e dall’altra le prove tecniche di avvicinamento tra PD e M5S sono viste come il fumo negli occhi dall’ala renziana del partito. E così Ricciardi viene bocciato ma sul tavolo del voto restano le prove del tentativo di accordo: due astenuti, 13 voti contrari e 7 favorevoli. Governo battuto, e per l’unanimismo democratico sarà per un’altra volta.