Economia
Il ciclo dei rifiuti a Roma
neXtQuotidiano 10/05/2017
Come funziona il ciclo dei rifiuti nella Capitale e perché la città si trova nei guai
Roberto Giovannini sulla Stampa oggi riepiloga con l’aiuto di un’infografica il ciclo dei rifiuti a Roma. L’illustrazione ci permette di tornare a spiegare quali siano oggi le difficoltà della città. Ogni anno la Capitaleproduce 1,7 milioni di tonnellate di rifiuti urbani. Solo il 43%, ovvero 700.000 tonnellate, riesce a passare per il circuito della raccolta differenziata. Il resto passa per gli impianti di TMB (trattamento meccanico biologico) che procedono allo sminuzzamento, al compostaggio e alla vagliatura. Altre 700mila tonnellate vengono bruciate nei termovalizzatori di Colleferro, San Vittore, Ravenna e Pavia oppure inviato in Austria e Portogallo, con cui AMA all’epoca di Fortini ha firmato accordi.
I quattro impianti Tmb esistenti sarebbero bastati appena appena se fosse aumentata la fetta di spazzatura «differenziata». Così non è stato durante il primo anno di Virginia Raggi (con l’assessora Paola Muraro all’Ambiente), in cui si decise di abbandonare il piano dell’era Marino. Il «marziano» voleva creare degli «ecodistretti» con impianti anaerobici dove i rifiuti si sarebbero trasformati in biogas; più in là avrebbe dovuto realizzare una nuova discarica. Raggi e Muraro non vollero sapere né della discarica né del biogas, contro cui M5S (incomprensibilmente, visto che è un processo super ecologico e sicuro) ha sempre mobilitato i cittadini. Risultato, i quattro Tmb romani non ce la fanno. Scoppiano letteralmente.
Poi c’è il caso dei TMB:
Una volta lavorate, 700mila tonnellate vengono bruciate come combustibile nei «termovalorizzatori» (inceneritori, in questo caso indispensabili anche se non certo «ecologici») di Colleferro e San Vittore nel Lazio; a Ravenna e Pavia; nei cementifici, come combustibile; oppure spedite all’estero per essere bruciate. Trasformare l’immondizia in gas creerebbe una grande ricchezza; in teoria, anche bruciarla come carburante porterebbe un guadagno. Roma però paga, e salatamente, per esportarla ad esempio via treno all’estero a Vienna, in Austria: invece di guadagnarci, sborsa 136 euro a tonnellata. Restano 300mila tonnellate di spazzatura che, una volta trattata, deve finire in discarica. Ma Roma una discarica non ce l’ha. Per adesso chiede aiuto ad alcuni siti del Lazio, oppure manda a caro prezzo in altre regioni (Abruzzo) o all’estero (Austria, ma anche via nave in Portogallo). La legge dice che i rifiuti vanno smaltiti dove sono prodotti: cioè a Roma o nella Città Metropolitana. La Regione Lazio ogni tre mesi scrive a Virginia Raggi («sindaco metropolitano») invitandola a realizzare una discarica da 500mila tonnellate l’anno.
Leggi sull’argomento: Virginia Raggi e l’emergenza rifiuti che non c’è