Attualità
Chiara Appendino verso la richiesta di rinvio a giudizio per Piazza San Carlo
neXtQuotidiano 12/04/2018
La procura notifica la chiusura delle indagini alla sindaca e al suo ex portavoce Giordano. L’atto prelude la richiesta di rinvio a giudizio. Stralciate alcune posizioni per l’archiviazione
“Ieri sera mi è stato notificato dalla Procura di Torino l’atto con la chiusura delle indagini per piazza San Carlo. Resto a disposizione della magistratura, come lo sono sempre stata”: in una nota la sindaca Chiara Appendino conferma di aver ricevuto l’atto di chiusura indagini dalla procura per i fatti di Piazza San Carlo. Di solito l’atto prelude la richiesta di rinvio a giudizio. Un altro degli avvisi di chiusura indagine è stato notificato all’ex capo di gabinetto, Paolo Giordana, nel frattempo cacciato per una vicenda di multe da ritirare a un conoscente.
Chiara Appendino verso la richiesta di rinvio a giudizio per Piazza San Carlo
A Piazza San Carlo il 3 giugno 2017 in seguito a un’ondata di panico improvviso durante la proiezione della finale di Champions League Juventus-Real Madrid oltre 1500 persone rimasero ferite e una donna morì poi dopo 12 giorni di agonia in ospedale. I pubblici ministeri procedono per disastro, lesioni e omicidio colposo. Secondo indiscrezioni trapelate in ambienti giudiziari sarebbero stati operati degli stralci di alcune posizioni: questo di norma è il preludio per una richiesta di archiviazione. Ad esempio Prefetto di Torino Renato Saccone non ha ricevuto dalla Procura l’avviso di chiusura indagini. Il mancato recapito potrebbe essere determinato da uno stralcio della sua posizione e a una conseguente richiesta di archiviazione.
Nell’accusa i pm sosterranno che gli indagati, violando l’obbligo di controllo, avrebbero cooperato a causare il disastro di piazza San Carlo pur senza volerlo. A essere chiamati in causa saranno, quindi, i vertici istituzionali, dirigenti e funzionari che si sono occupati dell’organizzazione dell’evento, delle misure di sicurezza presenti in piazza e della gestione dell’emergenza, con particolare riferimento all’ordine pubblico. Un’accusa che, se provata, una volta conclusi tutti i gradi di giudizio di un eventuale processo, comporterebbe un aggravamento delle pene fino anche a dodici anni di carcere nei casi più gravi, condanna massima prevista per il reato di omicidio colposo, oltre alla possibile interdizione dai pubblici uffici per gli amministratori coinvolti in quel disastro.
I magistrati devono individuare i responsabili dei vari aspetti della manifestazione e a chi toccavano i vari compiti nella gestione della piazza. Non basta aver firmato un documento con cui si delega a qualcuno un incarico: è necessario che la legge riconosca quella procedura, trasferendo la responsabilità da una persona all’altra.