Attualità
Chiara Appendino indagata per piazza San Carlo
di Alessandro D'Amato
Pubblicato il 2017-06-29
La sindaca è stata iscritta nel registro come atto dovuto per effetto delle querele ricevute in procura. Alla base dell’indagine anche le due ordinanze per l’organizzazione dell’evento. L’inchiesta dovrà appurare tutte le negligenze nella gestione dell’ordine pubblico. Anche quelle della prima cittadina, che era a Cardiff la notte di piazza San Carlo
Chiara Appendino risulta indagata per i fatti di piazza San Carlo insieme a Maurizio Montagnese e al dirigente Danilo Bessone. La sindaca è stata iscritta nel registro come atto dovuto per effetto delle querele ricevute in procura dai feriti dell’evento. La sindaca ha fatto sapere attraverso il portavoce Luca Pasquaretta di non aver ricevuto l’avviso di garanzia né di essere stata convocata in procura.
Chiara Appendino indagata per piazza San Carlo
Bessone è uno dei dirigenti dell’organizzazione che si era interessata agli aspetti operativi e aveva firmato alcuni documenti relativi all’installazione del maxi schermo. L’iscrizione nel registro degli indagati della Appendino sarebbe conseguenza delle denunce pervenute in questi giorni da alcune delle 1.526 persone rimaste ferite nella calca dei tifosi della Juventus che stavano assistendo alla finale di Champions League in piazza San Carlo. Alcune contengono la richiesta di avviare indagini proprio per accertare le eventuali responsabilità del sindaco, del questore e del prefetto. Una delle ultime querele pervenute è di Stefano Gubernati, un trentacinquenne che ha riportato la frattura di un femore. L’uomo, in piazza insieme ai familiari, ha raccontato di avere sentito un “boato” di cui non ha saputo indicare l’origine e di essere stato travolto e calpestato dalla folla in preda al panico. Dopo avere ricevuto le prime cure mediche sul posto è stato portato dai parenti in ospedale. Ha anche precisato che l’unica via di uscita dalla piazza che aveva individuato era irraggiungibile: la gente in corsa proveniva da quella direzione.
L’avviso di garanzia verrà notificato alla sindaca probabilmente solo alla vigilia dell’interrogatorio a cui dovrà sottoporsi. Non riguarda comunque il filone principale dell’inchiesta, quello per omicidio colposo in relazione alla morte di Erika Pioletti, ma quello delle lesioni e deriva dal fatto che la sindaca ha mantenuto all’indomani della sua elezione due deleghe di peso: sicurezza e grandi eventi, i temi che toccano di fatto l’inchiesta della procura. In più, scrive oggi il Corriere, «la contiguità del Comune con quella che di fatto è una sua società rischia di avere conseguenze pesanti anche sul piano economico. La vera partita sarà quella dei risarcimenti alle oltre 1.500 persone che hanno ricevuto cure ospedaliere.Torino Turismo non aveva stipulato una apposita polizza per la serata. Toccherà al Comune farsene carico». Per la Corte dei Conti potrebbe profilarsi un danno erariale.
Chiara Appendino e le deleghe a sicurezza e grandi eventi
Al momento nell’indagine non ci sono i responsabili dell’ordine pubblico nominati dal Viminale. Scrive La Stampa che i magistrati devono individuare i responsabili dei vari aspetti della manifestazione e a chi toccavano i vari compiti nella gestione della piazza. Non basta aver firmato un documento con cui si delega a qualcuno un incarico: è necessario che la legge riconosca quella procedura, trasferendo la responsabilità da una persona all’altra. Per questo si studia anche il ruolo svolto dalla Commissione di vigilanza sui pubblici spettacoli. Alle 15 del 3 giugno, la Commissione ha ispezionato le strutture installate in piazza San Carlo. E le ha dichiarate idonee, a patto di rispettare 19 prescrizioni: dalle misure antincendio, alla capienza massima consentita (40 mila persone), alla presenza di personale sanitario, alle vie di fuga.
Federica Cravero su Repubblica scrive che alla base dell’indagine ci potrebbero essere anche le due ordinanze per l’organizzazione dell’evento in piazza San Carlo alla base dell’avviso di garanzia per Chiara Appendino. Le ordinanze si limitano a stabilire i divieti di sosta senza prendere altri provvedimenti nella gestione dell’evento:
A monte di tutto c’è la deliberazione della giunta comunale del 30 maggio che concede il patrocinio della Città alla manifestazione e indica come organizzatore Turismo Torino, società partecipata del Comune: mancano 4 giorni all’evento. La decisione di far vedere la partita in piazza era stata presa in quattro e quattr’otto con l’intenzione di richiamare in città tifosi bianconeri da tutta Italia. Tant’è che erano stati Juventus e Fca a finanziare l’evento, costato poco meno di 40 mila euro.
Negli auspici degli organizzatori, prima fra tutti la sindaca juventina, la serata doveva essere l’inizio di una festa destinata a durare fino al giorno dopo quando al rientro della squadra da Cardiff, si sarebbero celebrati coppa e scudetto. La prima riunione tra gli organizzatori — se riunione si può chiamare una breve conversazione — si era tenuta il 26 maggio, poi era seguito uno scambio di mail tra Turismo Torino e il gabinetto della sindaca, retto da Paolo Giordana.
Le due ordinanze per piazza San Carlo
Per Turismo Torino sono stati indagati il presidente Maurizio Montagnese e il dirigente che ha firmato dei documenti, Danilo Bessone. Per il Comune, invece, come responsabile è stata individuata Chiara Appendino, che in quel momento aveva le deleghe alla sicurezza e agli eventi culturali. Incarichi di cui si è in fretta disfatta meno di dieci giorni dopo i fatti.
Come spesso accade, è stato un piccolo e banale episodio a rivelare la superficialità con cui il Comune si è mosso nella gestione della serata. È stato quando la polizia municipale, il pomeriggio del 3 giugno, si è presentato dal titolare del caffè San Carlo per chiedergli di rimuovere il déhors che si affaccia sulla piazza. Gli agenti, curiosamente, hanno notificato all’esercente l’ordinanza del questore Angelo Sanna: ma perché notificare l’atto emanato da un’altra amministrazione?
Si è trattato di una gravissima distrazione o i civich hanno consegnato quel documento perché non c’era alcuna ordinanza comunale? Eppure nel documento emanato dalla questura c’è un passaggio chiaro: «Il competente ufficio comunale è stato interessato al fine di disporre la rimozione dei déhors presenti». Ma Palazzo civico pare non si sia mosso e ora su quelle mancanze si indaga.
Montagnese, assistito dall’avvocato Fulvio Gianaria, è stato ascoltato in Questura dagli investigatori della Digos che indagano sulla vicenda. Nei prossimi giorni verrà ascoltato anche Bessone. “Nonostante tutto quello che si dice – commenta il legale di quest’ultimo, l’avvocato Anna Ronfani – noi siamo convinti che a Torino esista la serenità. Che si accerterà la verità e che si avrà giustizia. Una giustizia che nel nostro tribunale non verrà mai meno”. L’inchiesta dovrà appurare tutte le negligenze di partenza nella gestione dell’ordine pubblico: i controlli ridicoli all’entrata della piazza, raramente con il metal detector e senza disturbare chi ha portato fumogeni e petardi e li ha accesi allegramente senza che nessuno muovesse un dito; il mancato divieto di portare bottiglie di vetro, che hanno poi provocato la maggior parte dei feriti (o presunti feriti, come direbbe Airola); l’unico maxischermo messo in piazza (con sponsor: evidentemente era una questione economica) invece dei due che avrebbero consentito alla folla di accalcarsi in due zone invece che in una; i soli 70 agenti per controllare 30mila persone; le transenne utilizzate, che sono diventate un ostacolo per la gente in fuga. Le lesioni colpose per cui è indagata Chiara Appendino sono soltanto l’inizio.