Chi c’è dietro l’ipotesi di governo PD-M5S

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2019-08-14

Ci sono due partite distinte che si giocano e che decideranno l’esito dell’ipotesi di governo PD-M5S. La prima è quella tra Roberto Fico e Luigi Di Maio. La seconda è quella tra Zingaretti e Renzi

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La crisi politica scatenata da Matteo Salvini ha riaperto la trattativa PD-M5S per un governo. Ma è chiaro che i maggiorenti del grillismo, ovvero attualmente Luigi Di Maio, Beppe Grillo e Davide Casaleggio, in questo momento non intendono aprire all’ipotesi preferendo il tentativo di recuperare in extremis un rapporto con la Lega a quello di crearne uno con il PD di Zingaretti e Renzi. E questo per ovvie ragioni tattiche oltre che strategiche: sarebbe difficile spiegare ai propri elettori in fuga l’alleanza con il partito di Bibbiano e con l’odiato renzismo.

Chi c’è dietro l’ipotesi di governo PD-M5S

Tuttavia è altrettanto evidente che c’è un’ala interna che spinge per un accordo con il PD e per mandare Salvini all’opposizione, costi quel che costi. E da ieri è altrettanto evidente che a lavorare intorno a questa ipotesi di governo c’è la terza carica dello Stato, il presidente della Camera Roberto Fico. Lo si vede dall’entusiasmo profuso ieri per il voto del Senato da parte dei parlamentari a lui vicini, come Luigi Gallo, che auspica addirittura tre anni di Salvini al mare, ovvero un governo di legislatura PD-M5S.

roberto fico governo pd-m5s

D’altro canto è stato proprio Fico ieri a tenere aperta la trattativa con il PD, con una mossa raccontata oggi da Annalisa Cuzzocrea su Repubblica:

serata, lo stesso vicepremier M5S. Dopo il colpo di teatro del ministro dell’Interno in aula al Senato, con il suo sì al taglio dei parlamentari chiesto a gran voce dai 5 stelle, purché dopo si vada al voto, era prevista la conferenza dei capigruppo che doveva decidere i tempi di Montecitorio. Lì, Fico è arrivato con una proposta di calendario diversa da quella immaginata dai leghisti: prima le comunicazioni del premier Conte, il 21 agosto, poi – il 22 – la quarta lettura della riforma costituzionale.

Il partito di via Bellerio rimane spiazzato, la decisione passa all’unanimità: a questo punto, l’unico modo di votare la riduzione dei parlamentari con i 5 stelle sarebbe ritirare la mozione di sfiducia contro il governo. Una marcia indietro totale, che Salvini non può permettersi, ma che Di Maio lo invita a fare.

E che l’accordo sia vicino come sembra pensare lo stesso Salvini. Le dichiarazioni della sera dimostrano che nulla è ancora deciso. Di Maio parla del taglio dei parlamentari come di «un obiettivo di legislatura», come a dire c’è tempo, non abbiamo bisogno della Lega.

La partita doppia: Di Maio-Fico e Zingaretti-Renzi

Ci sono quindi due partite distinte che si giocano e che decideranno l’esito dell’ipotesi di governo PD-M5S. La prima è quella tra Roberto Fico e Luigi Di Maio, rappresentante dell’ala “dura” del M5S in cui si trovano anche Casaleggio e Grillo: già questo dà in teoria scarse, se non nulle, chances di riuscita. I magnifici tre acconsentiranno al governo PD-M5S soltanto se non dovesse esserci altra via d’uscita. Ma questo, ad oggi, potrebbe ancora accadere. In quel caso, avrebbe senso ragionare intorno al possibile nuovo presidente del Consiglio del governo PD-M5S, che potrebbe uscire da una rosa di nomi come quella fatta oggi da Fabio Martini su La Stampa.

premier governo pd-m5s

Non va però sottovalutata anche l’altra partita che si gioca: quella tra Nicola Zingaretti e Matteo Renzi. L’ex premier è pronto da tempo al suo nuovo partito e sa anche che il tempo gioca a suo sfavore in caso di elezioni subito. Rischia seriamente di finire male se non raggiunge almeno la soglia per portare in parlamento i suoi e pesare sulla politica italiana senza favori, alleanze e desistenze dal PD che abbandonerà. Sull’altro fronte però Zingaretti sa che sarebbe difficile, se non impossibile, fare un governo con i grillini mentre i gruppi parlamentari sono in mano a Renzi: la scissione gli faciliterebbe almeno il controllo di quelli, ma l’antagonista non ha intenzione di fargli questo favore se prima non è sicuro dell’orizzonte a breve-medio termine e non sa con certezza che avrà tempo per muoversi nella realtà politica italiana e contare qualcosa prima delle urne. Soltanto se queste due partite si concluderanno con le vittorie incrociate di Fico e Zingaretti il governo si farà. Altrimenti sarà una corsa all’ultimo voto.

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