Perché il sindaco di Guidonia è stato contestato dai lavoratori delle cave

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2018-09-10

Da giorni a Guidonia i lavoratori delle cave di travertino protestano contro Michel Barbet che ha revocato alcune concessioni estrattive. Ma se da una parte il MoVimento ha agito senza curarsi troppo di cercare un accordo con le parti dall’altra è innegabile che ci sono aziende che non hanno rispettato i patti che prevedevano il ripristino ambientale. E così ora Guidonia è piena di voragini e molti operai rischiano il posto di lavoro

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Michel Barbet è il sindaco pentastellato di Guidonia Montecelio che da giorni viene contestato dalla cittadinanza e dalle opposizioni a causa della decisione di revocare l’autorizzazione ad una società che ha in gestione una cava.  In seguito all’ordinanza di revoca i lavoratori delle cave si sono trovati improvvisamente a rischio licenziamento ed è iniziata la protesta contro Barbet e il M5S.

La revoca delle concessioni che ha provocato i licenziamenti

La situazione è tesa ma in consiglio comunale la maggioranza del MoVimento 5 Stelle non ha voluto retrocedere. Del resto il partito di Grillo da anni conduce una battaglia per la chiusura delle cave contro quello che definisce un disastro ambientale. Per la verità le concessioni estrattive sono terminate nel 2016 e da mesi in Regione Lazio è in corso una trattativa per il ripristino ambientale delle cave e la riconversione industriale. Il distretto rappresenta  circa il 5% del Pil della Regione (dieci anni il giro d’affari delle cave e dell’indotto era pari al 7% del pil regionale). Molte aziende hanno chiesto una proroga, ma già 12 società, che danno complessivamente lavoro a oltre duemila persone, hanno ricevuto un pre-diniego alla proroga di concessione. Il 10 agosto scorso il Comune ha disposto la revoca alla cava della società Str Spa (una delle più importanti) determinando 47 licenziamenti. A marzo era toccato ad un’altra azienda e la revoca aveva avuto come effetto il licenziamento di 38 operai.

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A doversi occupare della bonifica e del riempimento delle cave dovrebbero essere le stesse società che hanno fino ad oggi avuto la concessione ad estrarre il travertino. In questo modo si sarebbero potuto salvaguardare i livelli occupazionali. Il Comune – in base ad un’interpretazione molto rigida della legge – ritiene che non si possano ripristinare i siti delle cave con materiale diverso dalla cava stessa.

Perché il M5S ha revocato la concessione alle cave di Travertino

Per protesta contro la decisione del sindaco Barbet i lavoratori delle cave il 3 settembre hanno iniziato uno sciopero e dato vita ad una serie di manifestazioni contro l’Amministrazione comunale. I sindacati accusano il sindaco di non aver cercato, in questi ultimi mesi, nessuna forma di mediazione o soluzione condivisa. Barbet si difende dicendo che il M5S sta mantenendo gli impegni assunti con gli elettori spiegando che non si può più rimandare il processo di risanamento del territorio e di regolarizzazione delle attività di escavazione.

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La decisione del M5S – ha spiegato Barbet ad agosto – è dovuta ad un mancato rispetto dei piani di coltivazione da parte delle aziende. L’azienda a cui è stata revocata la concessione «non aveva adempiuto a quanto la concessione iniziale imponeva» ovvero, come ha spiegato la Assessora all’Ambiente Tiziana Guida «al mancato ripristino, che dovrebbe avvenire contestualmente all’attività di estrazione, aveva creato delle enorme voragini di difficile ricolmamento». Le autorizzazioni  prevedono che il recupero ambientale sia eseguito nelle parti già esaurite man mano che si avanza con i nuovi scavi al fine di evitare la formazione di cavità troppo grandi per essere colmate.

In poche parole le società di escavazione dovrebbero ripristinare lo stato della cava durante il periodo di concessione. Però alcune aziende hanno continuato l’attività estrattiva senza ottemperare a quanto stabilito dalla concessione e quindi scavando oltre il consentito e lasciando enormi buchi che deturpano il paesaggio. Addirittura un imprenditore del travertino ha proposto di tagliare la testa al toro «niente ripristino. Cambiamo destinazione d’uso del terremo». La protesta però non si è placata, al punto che qualche sera fa il sindaco è stato scortato dalla polizia all’uscita da un consiglio comunale convocato proprio per dirimere la questione ma che si era concluso con un nulla di fatto. Questa mattina i consiglieri di opposizione sono saliti sul tetto del palazzo del Comune di Guidonia per manifestare la loro contrarietà alle decisioni prese da Barbet. Nessuno invece se la prende con le aziende e le società che non hanno rispettato i patti e che in ultima istanza sono la causa di questa situazione.

Leggi sull’argomento: Il fantastico barbatrucco di Di Maio su ILVA

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