Carlo Cottarelli presidente del Consiglio per portare l’Italia al voto

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2018-05-28

Convocato dal Quirinale per il governo “neutrale”. Dovrà gestire la campagna elettorale più violenta di tutte, nella quale l’euro e l’Europa saranno al centro del dibattito

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Carlo Cottarelli sarà il presidente del Consiglio incaricato che porterà il paese al voto dopo il fallimento del tentativo di Giuseppe Conte. Ieri l’ex commissario alla spending review è stato convocato in tarda serata al Colle per guidare il “governo neutrale” che era nei piani di Mattarella prima dell’emersione della “strana maggioranza” Lega-M5S.

Carlo Cottarelli presidente del Consiglio per portare il paese al voto

Nato 64 anni fa a Cremona, Cottarelli, sposato e con due figli, è rimasto sconosciuto ai più fino a quando il governo di Enrico Letta, su iniziativa dell’allora ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, individuò nell’alto dirigente del Fondo monetario internazionale l’uomo giusto per l’incarico di commissario straordinario per la spending review, cioè il taglio della spesa pubblica, che era una delle priorità dell’esecutivo. Cottarelli, a Washington dal 1988, aveva guidato per anni le missioni del Fondo in Italia.

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Cottarelli entrò in servizio come commissario per la spending a ottobre del 2013, rinunciando come primo atto all’auto di servizio. Pochi mesi dopo si trovò sotto un altro ministro, Pier Carlo Padoan, e un altro premier, Matteo Renzi. Il quale gli fece ritirare una delle sue proposte, ovvero il contributo straordinario del 15% per le pensioni sopra i 2500 euro. Poi lasciò, visto lo scarso feeling con il governo in carica,  con un bilancio in chiaroscuro: «Il mio piano prevedeva 34 miliardi di risparmi e 8-10 sono stati fatti, ma mi rendo conto che molte delle proposte sono difficili da realizzare».

Il nome di Cottarelli e la scelta di Mattarella

Con il suo Osservatorio sui Conti Pubblici Italiani Cottarelli aveva partecipato alla campagna elettorale e alla successiva crisi di governo, analizzando le proposte dei programmi dei partiti prima e quelle del contratto Lega-M5S poi, concludendo che non avevano coperture economiche. Questo gli aveva alienato le simpatie dei grillini, che pure nel programma di governo avevano detto di voler riprendere la spending review dell’ex commissario e portarla alla massima efficacia per repertire coperture per il reddito di cittadinanza.

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I costi e le coperture del contratto di governo Lega-M5S (Osservatorio Conti Pubblici Italiani)

Sul contratto di governo tra Lega e 5 Stelle, Cottarelli ha concluso che avrebbe avuto costi compresi tra 108 e 125 miliardi mentre le coperture indicate non superavano i 550 milioni. Per questo, qualche giorno fa, aveva avvertito: è un programma che farà «arrabbiare i mercati». Non gli piaceva la cosiddetta «pace fiscale», perché «è l’ennesimo condono». E non gli piaceva la flat tax perché è «a favore dei più ricchi». La stessa tesi delle sinistre.

Ma Cottarelli è stato corteggiato prima del voto anche da Silvio Berlusconi, che gli ha offerto di fare il ministro, mentre il capo dei 5 Stelle, Luigi Di Maio, aveva assicurato: «Useremo una parte del piano Cottarelli per tagliare gli sprechi». Adesso, il tecnico che rispetta la politica, e che il 9 febbraio diceva «non so per chi votare» dovrà fare scelte decisive nel contesto di uno scontro istituzionale senza precedenti e sotto il rischio di una bufera sui mercati. (Corriere della Sera, 28 maggio 2018)

Il ragionamento del Quirinale

Il ragionamento che ha portato Mattarella a scegliere Cottarelli per guidare il governo che riporterà il paese al voto parte da quanto accaduto negli ultimi giorni, quando l’impennata dello spread ha cominciato a prefigurare una situazione difficile per i conti pubblici e per il risparmio degli italiani, tutelato dalla Costituzione. Il nome di Cottarelli, nelle intenzioni del Quirinale, deve servire per rasserenare i mercati mentre il paese affronterà la campagna elettorale più violenta della sua storia con l’Europa e l’euro al centro del dibattito.

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Vignetta di neXt (Giovanni Drogo)

Il fallimento di Conte ha portato infatti Lega e M5S a promettere la messa in stato d’accusa del presidente della Repubblica, un annuncio che ha fatto per prima Giorgia Meloni per Fratelli d’Italia. «Ho l’impressione che un governo a guida populista durerà in Italia», aveva detto proprio Cottarelli fra i denti in una delle ultime apparizioni televisive. Il pronostico era sbagliatissimo e ora lui farà parte del tentativo di sparigliare partito dal Quirinale.

Leggi sull’argomento: Mattarella spiega perché ha detto no a Giuseppe Conte

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