Carlo Cafarotti: il nuovo assessore della Giunta Raggi

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-05-03

Nella lettera in cui annunciava le sue dimissioni da consigliere accusava il M5S di essere come l’ISIS. Adesso ha preso il posto di Meloni

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Il 9 maggio sarà l’ultimo giorno di Adriano Meloni come assessore allo Sviluppo Economico della giunta Raggi. Dal 10 continuerà ad occuparsi di Turismo ma cederà il posto in giunta a Carlo Cafarotti, neo assessore al Lavoro e al Commercio. L’avvicendamento è stato ufficializzato oggi nel corso di una conferenza stampa con la sindaca Virginia Raggi a cui hanno partecipato sia Meloni, sia Cafarotti.

Carlo Cafarotti: il nuovo assessore della Giunta Raggi

“L’assessore Meloni ci lascerà parzialmente per stare più vicino alla famiglia ed ai suoi interessi – ha detto Raggi -. Con Carlo Cafarotti, che subentrerà al Commercio, da un po’ di tempo lavorano già fianco a fianco. Il lavoro e il commercio devono favorire lo sviluppo della città. Stiamo facendo un lavoro di cesello e Cafarotti lo porterà avanti ma Meloni è un valore aggiunto di questa amministrazione e continuerà a lavorare con noi. la squadra non perde un pezzo ma semplicemente si arricchisce”.

carlo cafarotti VIII Municipio
Dal blog di Beppe Grillo

Cafarotti quindi, come previsto, arriva nel posto di Meloni e lascia quello di delegato della prima cittadina al municipio VIII. Allo stesso tempo, funzionario della Banca d’Italia ed ex capogruppo cinquestelle alla Garbatella, è la figura più politica che tecnica richiesta a gran voce dai 5S capitolini. Cafarotti è di sicuro un 5 Stelle di grande personalità. Nella lettera in cui annunciava le sue dimissioni infatti i romani del M5S: «il Movimento nasce come il collettore verso le istituzioni, il soggetto più aperto e disponibile all’ascolto dell’intera Repubblica, lo strumento della vera partecipazione dal basso. Invece spesso è stato una Arena, un luogo di conflitto, di scontri tra fazioni difficilmente prevedibili a priori, con gioia immensa dei nostri avversari, e anche con un po’ di delusione di chi ci ha votati. Non è così che deve andare». Poi Cafarotti sosteneva che dopo che c’è chi è stato «cacciato dopo una pesante attività di denigrazione» i carnefici di oggi diventeranno vittime domani. E poi profetizzava:

Sicuramente siamo diversi dagli altri: le capacità dei nostri portavoce, la nostra buona fede, il tutto rafforzato dalla nostra fedina penale intonsa, ci rende dei marziani al confronto del Pd+-L con il loro Mose, L’Expo, MafiaCapitale, etc. – insomma una Manipulite perpetua -; ma la mancata indulgenza, le forme di intransigenza interna, il fondamentalismo più ottuso ci rendono a volte più simili all’ISIS che non allo strumento di democrazia che sognamo. Non è così che deve andare. Dobbiamo ripensare il nostro rapporto con gli altri, e ripensarci come organizzazione interna.

Abbiamo anche confuso la centralità della rete, sacrosanto dogma da noi sposato, con la centralità del sito www.beppegrillo.it. Questo è un errore tattico che diventa persino strategico: abbiamo demandato ad un sito soltanto, quel che fino a poco prima delle elezioni facevano centinaia di siti e meetup, diminuendo la nostra potenza di fuoco. Ci siamo legati le braccia da soli, e per chi sta sul territorio come sono stato io, per chi lavora in cambusa, per dirlo alla marinara, è un pò come legarsi le mani: con cosa le peli le patate? Non è così che deve andare. Anche gli strumenti, non ultimo quelli di sondaggio su realtà locali, devono essere molto più diffusi e capillari, anche fluidi, come fluida è la rete stessa, come fluidi ci siamo pensati sin dall’inizio.

Cafarotti aveva già presentato le dimissioni davanti all’assemblea degli attivisti dopo aver invitato a parlare in assemblea due componenti di Occupypalco all’indomani dell’espulsione comminata dal blog di Beppe Grillo. Le dimissioni erano state respinte quasi all’unanimità.

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