Carige e la fuga (smentita) di correntisti e depositi

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-02-15

La Stampa e il Secolo XIX parlano di istituzioni ecclesiastiche ed altri enti che hanno svuotato i conti durante il periodo di difficoltà della banca. La direzione smentisce e annuncia querele

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In relazione all’articolo pubblicato su La Stampa e Il Secolo XIX riguardante la fuga di correntisti e depositi nel periodo dall’assemblea del 22 dicembre al decreto dell’8 gennaio, Banca Carige “smentisce i contenuti e le relative cifre in quanto clamorosamente false sia negli ammontari che in riferimento ai singoli casi citati”. La banca annuncia in una nota di aver dato mandato ai propri legali per “difendere la reputazione propria e quella dei propri clienti”.

Carige e la fuga (smentita) di correntisti e depositi

La Stampa e Il Secolo XIX hanno raccontato in un articolo a firma di Gianluca Paolucci e Lorenzo Cresci che nel periodo tra il 22 dicembre e l’8 gennaio, quando arriva il decreto notturno del governo copiato paro paro da quello per MPS che stanzia 1,2 miliardi per intervenire su Carige e mette la garanzia pubblica sulla raccolta di liquidità, sarebbero usciti circa 3 miliardi di euro di depositi, secondo quanto La Stampa e Il Secolo XIX hanno potuto ricostruire sulla base di una serie di testimonianze anche documentali e la direzione dell’istituto di credito oggi contesta. Circa un terzo del totale dei depositi. Soprattutto, i giornali raccontano di come  una serie di istituzioni ecclesiastiche abbia ritirato dai conti di Carige tutta la liquidità. Circa ottanta milioni di euro, secondo quanto ricostruito:

Il caso degli enti ecclesiastici viene segnalato come particolarmente significativo, in quei giorni. Anche per gli storici legami della banca ligure con la Chiesa. Lo Ior – che non risulta tra i grandi depositanti – è stato a lungo azionista, pur con quote limitate. E nel 2010 sottoscrisse un prestito convertibile che avrebbe dovuto portare la cassaforte delle finanze vaticane, con la torinese Fondazione Crt, ad essere ad essere socio dell’operazione Carito. Ovvero l’espansione nel Nord-Ovest della banca, operazione poi abortita causa crisi con conseguente rimborso del bond.

Ma le istituzioni ecclesiastiche non sono state certo le sole ad uscire da Carige in quei giorni. Negli stessi giorni hanno spostato ingenti somme di denaro dai conti dell’istituto ora commissariato anche le tesorerie di importanti gruppi. Spostano fondi anche grandi gruppi come Leonardo – controllata dal Tesoro – o Telecom, le stesse che con il loro intervento d’emergenza avevano impedito il tracollo dell’istituto nel novembre del 2017. Quando la banca visse la fase più difficile della sua storia almeno fino allo scorso Natale e in pochi giorno ebbe deflussi per 1,5 miliardi di euro.

In quella occasione, racconta un testimone, l’intervento concertato di banca e Tesoro «convinse» una serie di grandi imprese, comprese le grandi partecipate del Mef, a spostare su Carige parte della propria tesoreria, facendo confluire nelle casse del banca circa 350 milioni di euro grazie ai quali venne fermata l’emorragia di liquidità.

Nell’articolo vengono nominati alcuni enti ben precisi che hanno ritirato depositi nel periodo citato. Proprio quelli che la banca ha sentito il bisogno di smentire stamattina.

Leggi anche: Di Maio annuncia che Carige sarà banca di Stato

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