Gli undici miliardi che stanno bruciando quelli che restituiscono 2 milioni di euro

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-02-08

La contrazione della crescita rischia di ridurre il saldo strutturale e costringere a una nuova manovra a giugno. Ma è la spesa per interessi a preoccupare di più

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Mentre il MoVimento 5 Stelle ti restituiva due milioni di euro dei 40 incassati dai parlamentari dall’inizio della legislatura, 1,3 miliardi di euro venivano bruciati nel collocamento dei BtP: un costo che è sostenuto da tutti i cittadini italiani, terremotati, alluvionati, ricchi, poveri e “normali” e sul quale il regalo da 2 milioni di euro del M5S non influisce assolutamente. Pensate: se il M5S avesse saputo governare lo spread potrebbe oggi raccontare di averci fatto risparmiare 1,3 miliardi di euro. Invece è costretto a raccontarci di averci regalato 2 milioni di euro. Ma c’è di più.

Spiega oggi Dino Pesole sul Sole 24 Ore che  gli ultimi dati economici sono chiari: da un lato si registra una caduta del livello di fiducia da parte delle imprese e dei consumatori, dall’altro l’aumento del costo di finanziamento del debito, con lo spread nuovamente nei dintorni dei 280 punti base, contro i 120 punti base di un anno fa. Se vi si aggiunge la contrazione della componente decisiva degli investimenti, l’effetto sul Pil – queste le analisi che vengono condotte in sede tecnica – si evidenzia sia dal lato della domanda che da quello dell’offerta. E qui emerge il problema maggiore, poiché questa combinazione di effetti concentrici (se la tendenza non si arresterà in breve tempo) andrà a incidere sul prodotto potenziale. In tal modo, andrebbe a ridursi l’output gap, che misura lo scostamento tra il Pil potenziale e quello effettivo, con la conseguenza che peggiorerebbe il saldo strutturale.

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Lo spread Btp-Bund (Il Sole 24 Ore, 8 febbraio 2019)

Proprio quel saldo strutturale che nell’accordo tra Ue ed Italia sulla Manovra del Popolo Roma si era impegnata a mantenere fermo. Proprio per questo la Commissione Ue tra giugno e luglio potrebbe chiedere una correzione dei conti già sull’anno in corso, a fronte della quale il Governo potrà solo in minima parte ricorrere alle cosiddette “circostanze eccezionali”, essendo appunto in presenza di un peggioramento strutturale delle prospettive di crescita dell’economia. Ma è la spesa per interessi a preoccupare di più:

Nell’aggiornamento del quadro macroeconomico di finanza pubblica pubblicato a dicembre, il Governo nel rivedere all’1% la stima di crescita per quest’anno (lo 0,5% in meno rispetto alla stima di settembre) con il debito a quota 130,7%, ha previsto che l’onere per interessi passi dal 3,7% del Pil quest’anno al 4% del 2021, incorporando in questo modo gli effetti dell’aumento dello spread in un range tra 260 e 280 punti base.

Nel 2018 vanno contabilizzati circa 3 miliardi in più, e nella proiezione fino al 2021 si toccherebbero i 76 miliardi rispetto ai 65,5 del 2017. Se il differenziale tornasse ad attestarsi stabilmente al di sopra dei 300 punti base, i calcoli andrebbero rifatti. E non vi è certo da augurarselo.

Tre miliardi buttati, altri 11 da buttare entro il 2021. Non male come prospettiva per chi restituisce 2 milioni di euro, no?

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