Maghrebini? Il testimone smentisce i carabinieri su Mario Cerciello Rega

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2019-08-01

Sergio Brugiatelli ha detto di non aver mai parlato di maghrebini “per depistare”, come avevano fatto prima trapelare e poi affermato i carabinieri nella conferenza stampa di martedì

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Ieri, cinque giorni dopo l’omicidio del vice brigadiere Mario Cerciello Rega, ha parlato per la prima volta Sergio Brugiatelli, l’uomo che quella notte denunciò il furto dello zaino e la richiesta di estorsione facendo scattare l’operazione finita in tragedia. Brugiatelli ha rilasciato una nota attraverso il suo legale Andrea Volpini nella quale ha negato di essere uno spacciatore o un informatore della polizia. Ma ha anche detto di non aver mai parlato di maghrebini “per depistare”, come avevano fatto prima trapelare e poi affermato i carabinieri nella conferenza stampa di martedì in cui è stato rivelato che Cerciello Rega aveva dimenticato la sua pistola.

Maghrebini? Il testimone smentisce i carabinieri su Mario Cerciello Rega

“Desidero chiarire che non sono un intermediario di pusher né, tanto meno, un informatore delle forze dell’ordine” ha sottolineato Sergio Brugiatelli in una nota diffusa dal suo legale Andrea Volpini. Ma poi ha gettato nuove ombre sulla storia, con il suo legale che nel pomeriggio ha rivelato: “Non ricorda di aver detto subito dopo l’omicidio di Cerciello che gli aggressori fossero magrebini”. Una versione diversa da quella fornita ieri durante la conferenza stampa degli inquirenti dal comandante provinciale dei carabinieri, il generale Francesco Gargaro, che ha voluto chiarire “l’equivoco” iniziale in cui si ipotizzò che gli aggressori fossero nordafricani. Un dettaglio contenuto anche in un comunicato stampa dei carabinieri in cui si indicò come responsabile dell’accoltellamento “probabilmente un cittadino africano”. Ma qui il Corriere della Sera scrive:

Il primo comunicato stampa dei carabinieri, il 26 mattina, fa riferimento a un «probabile cittadino africano» e la notizia dei nordafricani, con tanto di foto segnaletiche, ha continuato a girare sulle pagine social vicine all’Arma e alla polizia. Di nulla di tutto questo si trova più traccia e l’unico comunicatostampa dei carabinieri, alle 9.33 del 27 mattina parla ora dei due statunitensi.

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La ricostruzione dell’omicidio di Mario Rega Cerciello (Corriere della Sera, 31 luglio 2019)

“L’indicazione dei magrebini c’è stata data subito dopo l’omicidio” dall’uomo derubato dello zaino – aveva spiegato il generale – “Poi la sera in caserma, davanti alle evidenze, ha ammesso che erano americani”. Brugiatelli in una ricostruzione di quei momenti, contenuta nell’ordinanza con cui il gip ha stabilito il carcere per i due giovani americani, ha raccontato che alla loro richiesta di cocaina avrebbe risposto di non avere stupefacente con sé ma di essere “in grado di recuperarlo”. Un altro aspetto insolito è che dopo aver denunciato di essere stato derubato dello zaino ai carabinieri presenti a Trastevere, contattò mezz’ora dopo il 112 per segnalare nuovamente quel furto nonostante fosse stato invitato a presentare formale denuncia in un qualsiasi ufficio di polizia. E proprio su questo punto l’uomo ha precisato: “Se dopo il furto subìto ho chiamato il 112, senza aspettare l’indomani per sporgere denuncia, come mi era stato in un primo momento consigliato dai carabinieri, è stato perché ho avuto paura. Quando ho chiamato il mio numero di cellulare, chi ha risposto non ha solo preteso denaro e droga per riconsegnare le mie cose. Mi hanno minacciato, dicendo che sapevano dove abitavo e sarebbero venuti a cercarmi”, ha aggiunto. Il suo legale ha annunciato che l’uomo si costituirà parte civile per il furto subito e la tentata estorsione.

Perché Mario Cerciello Rega era senza pistola?

Intanto si infittisce il mistero sul fatto che Cerciello Rega fosse senza pistola quella notte. Ieri i pm hanno acquisito anche l’elenco dei turni di presenza in servizio della Stazione Farnese: un atto che ha l’obiettivo di certificare la presenza in turno di Cerciello dalla mezzanotte alle 6 di mattina del 26 luglio con il collega Andrea Varriale. Sono stati anche effettuati nuovi sopralluoghi nella stanza di albergo dove alloggiavano Finnegan Lee Elder e Gabriel Christian Natale-Hjorth e dove è stata trovata l’arma del delitto.

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Mario Rega Cerciello con Andrea Varriale (La Repubblica, 31 luglio 2019)

Il Fatto racconta che un fascicolo penale è stato aperto pure sulla vicenda della foto del bendaggio di Christian Natale, fatta girare nelle chat dei carabinieri.

Il sottufficiale e capo-pattuglia (già trasferito ad un incarico non operativo) che ha messo la benda sugli occhi del 19enne è già indagato, secondo l’Ansa per abuso d’ufficio e non per abuso d’autorità come scritto ieri dal Fatto. Sono in corso accertamenti su chi ha immortalato la scena e che ora rischia l’accusa di rivelazione di segreto. Su questo anche la Procura militare ha aperto un fascicolo e non è escluso che in questo caso l’indagine si possa allargare ad altri aspetti della vicenda, come sul “tipo di servizio” svolto da Varriale e Cerciello.

Leggi anche: Mario Cerciello Rega: senza pistola perché fuori servizio?

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