Brexit: la tassa da 800 euro sulla sanità per gli europei

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-11-18

La misura riguarda solo i nuovi arrivi, chi già si trova in Gran Bretagna prima della Brexit continuerà ad avere la sanità gratuita

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Una tassa da 800 euro sulla sanità per gli europei dopo la Brexit.  Si abbatterà sui cittadini comunitari a partire dal gennaio 2021, cioè quando sarà concluso il periodo di transizione che farà seguito all’uscita di Londra dalla Ue, prevista oggi per il prossimo 31 gennaio.

Brexit: la tassa da 800 euro sulla sanità per gli europei

Attualmente in Gran Bretagna i cittadini comunitari hanno diritto a cure mediche gratuite fornite dal servizio sanitario britannico, mentre gli extra-comunitari devono pagare una tassa di 400 sterline. A partire dal 2021, invece, tutti saranno soggetti al pagamento di 625 sterline (circa 720 euro, al cambio attuale), indipendentemente dalla provenienza geografica: solo così si potrà accedere alle cure mediche.  In questo modo gli europei perderanno un diritto che era stato loro garantito da decenni, anche se la misura riguarda solo i nuovi arrivi, chi già si trova in Gran Bretagna prima della Brexit continuerà ad avere la sanità gratuita.

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Brexit: gli italiani nel Regno Unito (Corriere della Sera, 18 novembre 2019)

Intanto il sospetto di presunte interferenze di Mosca anche sulla campagna referendaria britannica del 2016, sfociata nel voto pro Brexit, viene rilanciata in un rapporto parlamentare oggetto da settimane di polemiche a Londra, il quale peraltro ne giudica “non quantificabile” l’eventuale effetto concreto. Lo scrive oggi il Sunday Times, citando anticipazioni del documento fatte filtrare sui media a dispetto del mancato placet alla pubblicazione del governo Tory di Boris Johnson fino a dopo le elezioni. Il rapporto – che si basa su sospetti di fonti d’intelligence e testimonianze di “esperti” e attivisti anti-Cremlino – è stato redatto dalla commissione intelligence della Camera dei Comuni sotto la presidenza dell’ex ministro Dominic Grieve, ex Tory dissidente pro Remain ostile a Johnson. E sul dossier referendum punta il dito genericamente contro presunte interferenze attribuite a messaggi “disseminati sul web” nel 2016 da media russi legati al Cremlino come Russia Today o Sputnik. Il governo Johnson ha finora giustificato il rinvio della pubblicazione come una procedura ordinaria, legata alla necessità di verificare i contenuti del testo e l’impatto sulla sicurezza nazionale. Ma gli oppositori protestano e sospettano un insabbiamento. Mentre per la ministra ombra degli Esteri laburista, Emily Thornberry, le anticipazioni del Times sollevano nuovi interrogativi sulla tutela delle elezioni del 12 dicembre da ipotetiche intromissioni esterne.

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