Ma cosa non hanno capito i populisti che sfruttano i problemi del pos per invocare il ritorno dei contanti?

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2022-04-15

Subito dopo il down durato 30 minuti, sui social è iniziato a rimbalzare (anche grazie a vecchi volponi politici) il tema dei contanti

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Erano lì, al varco. Ad attendere il primo problema per ritirare fuori dai cassetti impolverati il grido: “Sono meglio i contanti”. Ed è così che i sovranisti-populisti, anti-bancomat e pagamenti in formato digitale oggi hanno ritrovato i loro 30 minuti di celebrità sui social (questo il tempo in cui si è registrato il problema nazionale, ma diffuso a macchia di leopardo e non totale) durante il blocco pagamenti con il “pos” attraverso carte di debito o credito. Sono saliti sull’altare dei social per esultare, dimenticando le regole base dello stare al mondo.

Blocco pagamenti pos, i populisti che chiedono di nuovo i contanti

“Poi mi ritornate a dire com’era quella dei contanti da abolire”, twitta il leghista Claudio Borghi. Lo stesso che solo qualche settimana prima aveva criticato il tetto ai contanti citando l’esempio di un uomo che vuole comprare una collana all’amante. Insomma, temi forti ed esempi di rilievo per criticare il limite all’uso dei contanti. Ma come il leghista, in tanti hanno aspettato quel passaggio di 30 minuti del cadavere sul fiume per tornare agli antichi fasti. Partiamo, guarda caso, da un collega di partito di Borghi.

E come il duo leghista, anche diversi esponenti social dell’universo no vax (ovviamente poi diventati pro-Putin) si schierano in favore del contante).

Piccoli grandi esempi di come si generalizzi non si capisca come il blocco pagamenti Pos sia solo un incidente di percorso che non va a toccare assolutamente nulla. Perché se questa dinamica valesse per tutto, gli stessi soggetti dovrebbero trattenere il fiato per non inspirare smog, dovrebbero scendere dalla macchina e proseguire a piedi in caso di incidente stradale in strada. Oppure, quando si presentano down dei vari canali social (e ce ne sono di frequenti), cancellare gli account e gridare in strada quel che spesso si grida sui social.

(foto ipp clemente marmorino)

 

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