Come è stato fatto salire Bibbiano sui social per nascondere Moscopoli

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-07-26

I tweet e i post sull’inchiesta sui presunti illeciti negli affidi di minori si impennano, senza che ci siano nuove notizie, 48 ore dopo la diffusione dell’audio all’Hotel Metropol. Ecco chi e come ci ha lavorato

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Bibbiano, Bibbiano, Bibbiano. Il 15 luglio avevamo raccontato come i patridioti sfruttavano i bambini di Bibbiano per coprire la storia dei fondi russi alla Lega. Oggi Repubblica in un articolo a firma di Giuliano Foschini e Beniamino Pagliaro analizza  quello che è accaduto in Italia negli ultimi dieci giorni – sui social prima, in televisione poi e ora per strada, in metropolitana, nei supermercati in quei giorni:

Nella storia di Bibbiano il primo soffio è della sera del 12 luglio del 2019. Non è una giornata qualsiasi: 48 ore prima Buzzfeed News aveva pubblicato gli audio dell’incontro del Metropol. […] La sera di venerdì 12 accade però una cosa. Negli studi televisivi di Rete 4, Mario Giordano, nella trasmissione Fuori dal Coro, si occupa della caso di Bibbiano, il paesino dell’Emilia Romagna dove un’indagine della magistratura (Angeli e Demoni) aveva sollevato una storia tremenda di bambini che sarebbero stati tolti alle famiglie d’origine dai servizi sociali del paese, sulla base di relazioni fasulle da parte di psicologi.

Sono passate due settimane dagli arresti e Giordano torna sul caso. Lanciandosi in un appassionato monologo, tanto da accasciarsi a terra, travolto dagli applausi del pubblico in studio. «Vogliono distruggere la famiglia! Cosa ce ne frega di tutto il resto?». Giordano sta facendo il suo mestiere, sia chiaro. Nulla sa di quello che accadrà dopo. Ma quel monologo cambia qualcosa. È il primo soffio.

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L’andamento delle ricerche su Google per Bibbiano e Moscopoli (La Repubblica, 26 luglio 2019)

Prima di quella sera, come si capisce facilmente analizzando i flussi di ricerche su Google Trend, milioni di italiani avevano al centro della loro curiosità il caso Metropol. Poi qualcosa cambia: lo sfogo di Giordano diventa virale perché viene rilanciato da migliaia di utenti. Non a caso. I primi a farlo sono i gestori di gruppi Facebook a “caratterizzazione sovranista”. Sono quelli che abitualmente si scagliano contro i vaccini. Quelli che si occupano di migranti. Sono gli abitanti delle “camere dell’eco”, dove – è stato dimostrato scientificamente – è più facile aumentare un pregiudizio che cambiare idea.

A quel punto un account di un ragazzo triestino di 32 anni, o almeno questo è detto nella biografia, Wuolli87 è il nickname, lancia per la prima volta l’hashtag
che diventerà uragano: #ParlatecidiBibbiano.

Poche ore dopo #ParlatecidiBibbiano viene rilanciato dall’influencer sovranista Francesca Totolo, ventimila followers, icona della destra on line. Poi tocca a Davide Barillari, consigliere regionale dei 5 Stelle, antivaccinista convinto. Si alza la tempesta: secondo uno studio di Alex Orlowski, migliaia di tweet uguali partono contemporaneamente da account che normalmente rilanciano i contenuti di “Salvini premier”. Centinaia di migliaia di profili rilanciano il messaggio, compresi personaggi famosi (Nek, Laura Pausini, Ornella Vanoni). A quel punto interviene la politica: Giorgia Meloni, Matteo Salvini, Luigi Di Maio. L’onda è altissima, impossibile da fermare. #ParlatecidiBibbiano chiedono tutti, mentre Savoini, il suo amico Salvini e il Russiagate restano in superficie, sbalzati lontano. Dall’onda.

E il gioco è fatto.

Leggi anche: La prova delle bugie di Salvini su Savoini

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