Berlusconi promette un milione di alberi piantati ogni anno: ma il Pnrr ne prevede già sei volte tanti

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2022-07-23

Tra le promesse elettorali di Silvio Berlusconi anche “un milione di alberi da piantare in Italia ogni anno”. Nel Pnrr sono però già previsti fondi per piantarne molti di più

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Poteva mancare una spolverata di greenwashing sulla campagna elettorale di Forza Italia? Dopo aver annunciato un aumento delle pensioni a “minimo mille euro”, tredicesima inclusa, riciclando slogan elettorali già proposti nel 2001 (c’era ancora la Lira) e nel 2006, Silvio Berlusconi rilancia mostrandosi preoccupato per l’ambiente a promette che verranno piantati “un milione di alberi l’anno” in Italia. I numeri tondi fanno sempre effetto, peccato però che questa volta il leader azzurro abbia proposto un passo indietro rispetto a quanto già sancito negli impegni del G20 e nel Pnrr.

Berlusconi promette un milione di alberi piantati ogni anno: ma il Pnrr ne prevede già sei volte tanti

Come fa notare la sottosegretaria al ministero della Transizione ecologica nell’ormai ex governo Draghi Ilaria Fontana (M5S), “Nel PNRR sono già previsti 330 milioni di euro di stanziamento per piantare un totale di 6,6 milioni di alberi per le 14 città metropolitane: 1.65 milioni di piante entro la fine dell’anno e la parte restante entro il dicembre 2024”. Dare spazio a proposte ambientaliste in campagna elettorale è sicuramente una nota di merito, a patto che siano coerenti con l’approccio collettivo che si intende avere una volta al governo e soprattutto tenendo conto che si tratta di temi da affrontate molto seriamente. Programmi per ripopolare di piante il territorio proliferano un po’ ovunque, fa notare il sito Esg News.

La Cina ha ad esempio recentemente preso un impegno a piantare e conservare 70 miliardi di alberi entro il 2030, la stessa Unione europea si è impegnata a piantarne 3 miliardi, il Canada 2 miliardi e il Regno Unito 1 miliardo. L’ex segretario di Stato americano Henry Paulson, in un intervento al Financial Times, ha fatto notare come questi programmi possano essere utilizzati come scusa per non intervenire sulla decarbonizzazione. “Troppo spesso tali programmi vengono utilizzati dai governi che cercano compensazioni di carbonio quando non sono disposti a intraprendere misure più difficili per proteggere gli ecosistemi esistenti o per fornire gli incentivi finanziari o il quadro normativo necessari. Di conseguenza, i benefici sperati potrebbero rivelarsi illusori”.

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