Beppe Grillo, Gino Paoli e la regola dell'amico
di Alessandro D'Amato
Pubblicato il 2015-02-20
Il capo del MoVimento 5 Stelle si scopre improvvisamente garantista. Bene, ma il passato chi lo risarcisce? Tutte le inchieste usate per battaglie «politiche» ce le dimentichiamo? E poi: vale solo per i suoi amici?
Dietrofront. Ieri il MoVimento 5 Stelle chiedeva le dimissioni di Gino Paoli per l’indagine sull’evasione fiscale che i giornali hanno riportato. Oggi Beppe Grillo sul suo blog lo indica come mostro da sbattere in prima pagina e invoca i principi del garantismo nei suoi confronti, premettendo che il cantautore «è mio amico da molti anni e che spesso le nostre famiglie si incontrano vivendo nella stessa zona di Genova».
BEPPE GRILLO, GINO PAOLI E LA REGOLA DELL’AMICO
Nel post Beppe fa ragionamenti molto interessanti perché inediti rispetto agli anni di post che ha pubblicato sul suo blog: «Ma a questo gioco al massacro di una persona di 80 anni non pregiudicato, mai inquisito, per alcunché, che mi risulti, io non ci sto! I cittadini sono diventati vittime sacrificali, mostri da sbattere in prima pagina senza che possano difendersi in alcun modo». Poi se la prende con un articolo del Secolo XIX che avrebbe, a suo dire, pubblicato un titolo “da condanna”: «Un articolo costruito su delle ipotesi che si para il culo con l’uso dei condizionali. Sbatti il mostro in prima pagina. Nel caso Paoli risulti innocente, e questo lo decideranno i giudici e non i giornalisti, chi lo risarcirà?». E arriva a prendersela con un altro pezzo, sempre pubblicato dal giornale genovese, in cui si diceva che Grillo aveva “mosso i suoi” contro Paoli. Ecco, magari quel pezzo andava letto con maggiore attenzione: la frase è infatti attribuita a un pensiero di Paoli sull’argomento.
Ma se vale il principio che si parla di indagini, allora la questione cambia. Perché, ad esempio, quelle su Mafia Capitale oggi sono indagini. E allora perché il MoVimento 5 Stelle ha pubblicato comunicati stampa come quello che vedete qui sotto? Anche Buzzi e Carminati, per dire, sono ancora sotto indagine esattamente come Paoli.
IL PADRE DI RENZI E FRANCANTONIO GENOVESE
E poi Phastidio ricorda cosa diceva Beppe a proposito del padre di Renzi in un post intitolato significativamente “Garantisti a cappi alterni”:
“Il Presidente del Consiglio ha scritto una norma che in sostanza comporta enormi vantaggi per i grandi evasori del nostro Paese” seguendo la logica del “più sei ricco e più evadi. Più evadi e più vale la pena evadere”. Lo scrive il blog di Beppe Grillo in un post in cui si ipotizza: “se dall’inchiesta della procura di Genova emergesse che il babbo di Renzi, oltre ad essere indagato per bancarotta fraudolenta, fosse coinvolto anche in evasione e frode fiscale? Nessun problema, a ricambiare il favore questa volta ci sta pensando la manina del figlio” (Ansa, 10 gennaio 2015)
Il padre di Renzi non è forse soltanto rinviato a giudizio? Non solo: e Francantonio Genovese per caso è stato condannato in via definitiva? Eppure il Beppe lo definiva “potenziale latitante” (che è un po’ peggio che accusato di evasione fiscale, no?). Lui non se lo merita il garantismo?
Ancora: oggi la procura di Venezia ha chiesto l’archiviazione per Mognano e Zoggia, i due parlamentari del PD indagati nell’ambito dell’inchiesta sul MOSE. Beppe se lo ricorda cosa c’è scritto sul suo blog a proposito del MOSE? E volendo si potrebbero fare altre migliaia di esempi. Ma è inutile continuare. Meglio rallegrarci del fatto che oggi che un amico di Beppe è sotto indagine lui abbia scoperto i valori del garantismo. Meglio tardi che mai. A meno che la regola non valga solo per i suoi amici.
P.S.: nel frattempo Sergio Battelli, deputato del MoVimento 5 Stelle, a proposito della storia dichiarava: « Che Beppe si sia scusato per quanto fatto dal M5S questo lo escludo, mi sembra assurdo. Gli avrà chiesto piuttosto in che guaio si è cacciato, cosa ha combinato. Beppe su queste cose la pensa come noi e non cambia a seconda di chi ha davanti a sé». Ma certo, ti pare?