I figli della Rivoluzione digitale

di Vincenzo Vespri

Pubblicato il 2019-01-16

Mi son letto l’ultimo libro di Baricco: The Game. E concordo che il M5S è il figlio naturale di questa rivoluzione. Come, secondo me, la Lega

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Mi son letto l’ultimo libro di Baricco: The Game. Un po’ troppo lungo e un po’ troppo dogmatico. Alcune idee però le condivido. La prima è che il paradigma della società attuale sia il videogioco. Questo è un gran passo in avanti rispetto al secolo in corso quando il motore più potente del progresso era la guerra. E forse un passo indietro rispetto a 50 anni fa, quando era il sesso ad avere il ruolo che prima era della guerra e adesso è del videogioco. Concordo cha cambiando profondamente le regole son cambiate totalmente i paradigmi etici-morali che governavano la società cento anni fa. Questo spiega la crisi, probabilmente irreversibile, delle “chiese” sia cattolica che comunista. Condivido l’opinione che il nuovo mondo è molto individualista e diretto: il Web e l’uso dello smartphone sta accorciando le distanze e sta rendendo il nostro mondo molto simile all’Atene di Pericle: adesso come allora si possono sperimentare nuove forme di democrazia diretta e rappresentativa. Concordo pure che la nuova forma di conoscenza cambierà il modo di concepire l’insegnamento. La Scuola (e l’Università) non possono ignorare i cambiamenti in atto.

bonafede divisa polizia penitenziaria

Non condivido totalmente l’idea che questo cambio di società nasca dalla Società Hippie degli anni 60. Io credo che venga da più lontano. Io credo che l’origine di questa rivoluzione venga da una visione libertaria che ha avuto origine subito dopo la guerra, come reazione ai totalitarismi. Quando ero studente ho avuto la fortuna di avere come professore di Fisica in Normale Giancarlo Wick. Una volta ci raccontò del Maccartismo. Ci disse nel 1949, il consiglio direttivo dell’Università della California adottò un giuramento di fedeltà anticomunista che doveva essere firmato da ogni dipendente dell’Università. Una ventina di Professori rifiutarono (da come raccontava l’episodio si deduceva che lui era stato uno di quelli che aveva detto di no) , Nessuno di quei Professori era comunista (tra questi vi era Kantorowicz che aveva combattuto due volte le rivoluzioni bolsceviche in Germania per salvaguardare la fragile repubblica di Weimar), ma nessuno volle firmare perché se la Democrazia finisce per adottare metodi “sovietici” (quali i giuramenti necessari per preservare un posto pubblico) non diventa più distinguibile dal suo nemico. Ecco, io credo che questa sia la base rivoluzionaria su cui si è fondata la rivoluzione digitale …

salvini troie ormea
E in Italia? Concordo con Baricco che il M5S è il figlio naturale di questa rivoluzione. Non concordo sul giudizio negativo sulla Lega (in questo contesto). La Lega di Salvini è molto ma molto digitale e sa cogliere gli umori trasversali del neo-popolo. La Lega ha grande successo fra i giovani esattamente come i grillini. Il partito “vecchio” a destra è FI come a sinistra è il PD. Però quello che credo è che siamo ancora molto lontani dalla “rivoluzione” in Italia. Lasciatemi ragionare su quello che conosco meglio: l’Università. L’Università è retta da una figura mitologica burocratica denominata ANVUR che stabilisce procedure di valutazione sempre più burocraticamente invasive che, con l’aumentare delle difficoltà d’implementazione, appaiono sempre più tragicamente inutili. I membri dell’ANVUR, quando ci parli, capisci che non sono cattivi o malvagi: agiscono così convinti di operare bene esattamente come descriveva la Arendt i dirigenti nazisti nel capolavoro “La banalità del male”. Niente infatti è più pericoloso dello zelo di persone sinceramente convinte di operare per il “bene” supremo. Era la stessa logica con cui agivano gli inquisitori medioevali….completamente opposta alla logica leggera della rivoluzione digitale… Un altro episodio che descrive questa mentalità vetusta: adesso c’è il rinnovo del Consiglio Direttivo dell’Anvur e nella rosa hanno infilato un docente che è stato oggetto di un salace editoriale da parte di Stella intitolato “Il Prof che bandisce il concorso per sé”. Stella racconta infatti che la Normale ha bandito una procedura di selezione per la copertura di un posto di professore universitario di prima fascia per il settore Scienza Politica e fra i membri del Consiglio Accademico (che ha bandito il posto) c’era pure il futuro vincitore. Quindi il tizio ha bandito il suo stesso posto… titolo ineccepibile… … Ora questa procedura sarà pure formalmente rispettosa delle leggi vigenti, il candidato che ha vinto sarà stato sicuramente il migliore fra i candidati presentati, ma il punto è un altro… Non si possono accettare più procedure di questo genere. I tempi sono (grazie a Dio) cambiati. Non solo non è eticamente accettabile il comportamento di questo candidato, ma è censurabile anche la commissione di Selezione che ha fatto la scelta di includere questo candidato nella rosa dei papabili sottovalutando questo evidente conflitto e dimostrando di agire secondo logiche vecchie e superate e di non essere per nulla adeguata al compito assegnatole. Purtroppo questa mentalità vecchia non è limitata all’Università ma pervade tutta la società. Vecchio e nuovo convivono assieme… creando contraddizioni e confusione.. Quanto tempo dovremo aspettare nel nostro Paese, per vederlo finalmente allineato nel nuovo paradigma della rivoluzione globale generata dall’avvento del digitale? Quando ci adegueremo alla nuova etica digitale, che piacendo o non piacendo, ineluttabilmente sarà adottata a livello mondiale?

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