Banca Popolare di Bari, l’attesa e i rischi per gli azionisti

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-01-06

I legali degli investitori contestano la mancata trasformazione della banca in Spa e temono un nuovo aumento di capitale

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Il 2019 comincia per la Banca Popolare di Bari esattamente dove era finito il 2018. Con quelle azioni che erano state acquistate a 9,53 euro che ora valgono 2,38, ma soltanto sulla carta visto che mercato non ce n’è. Se per Carige si profila l’alternativa dell’intervento pubblico e quella del salvataggio di Stato, per l’altro istituto di credito a rischio per ora ci sono rinvii: rinvio della trasformazione in società per azione grazie a una norma ad personam del governo Conte, rinvio delle decisioni della vigilanza europea che però non ha ancora toccato l’istituto guidato da Vincenzo De Bustis. Racconta oggi Repubblica:

«Avevamo grande speranza nella trasformazione in società per azioni, speravamo che qualcosa potesse cambiare», spiega l’avvocato Domenico Romito, che difende molti azionisti della banca, «ma invece la decisione del Consiglio di Stato di rivolgersi alla Corte europea ma soprattutto il regalo di Natale che il governo ha voluto fare a Popolare di Bari e di Sondrio ha posticipato il problema».

Il riferimento è all’emendamento votato in Finanziaria che consente alle due Popolari di posticipare la trasformazione in Spa. La norma, voluta dal governo, è stata votata da tutti tranne che dal Partito Democratico. «Ma si è trattata di una scelta tecnica dovuta», spiegano fonti del governo, «dalla decisione del Consiglio di Stato di chiedere un parere a Bruxelles sulla legittimità della norma voluta dal governo Renzi».

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Banca Popolare di Bari, i conti (La Repubblica, 6 gennaio 2019)

«Per noi questa dilatazione dei tempi non è stata affatto un vantaggio», fanno sapere dalla Popolare di Bari, «avevamo pronta l’assemblea dei soci. Ora attendiamo». Per gestire la partita era stato richiamato a Bari dalla famiglia Jacobini, al vertice della Popolare da sempre, Vincenzo De Bustis, il banchiere che in Puglia ricordano per le decisioni (non fortunate) in Banca 121 e poi anche a Bari, dove è stato direttore generale tra il 2011 e il 2015. Proprio nel periodo oggetto dell’inchiesta della Procura che dovrebbe portare i frutti nei primi mesi di questo 2019.

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