Carige e il salvataggio di Stato

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-01-04

Politicamente la partita si gioca tra Lega e MoVimento 5 Stelle, partendo da un punto preciso: l’amministrazione controllata garantisce la sua piena operatività e la banca non ha immediato bisogno di iniezioni di liquidità

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La parola salvataggio per Carige è tabù, ma la possibilità di un intervento dello Stato è comunque sul tavolo. E in molti puntano il dito sul Monte dei Paschi di Siena. Potrebbe essere questo il compromesso tra la posizione di Matteo Salvini e quella di Luigi Di Maio. Tra il leader della Lega che dice a Conte di tenersi pronto «perché è impensabile» non intervenire, almeno in parte, con denaro pubblico, e quello del M5S che invece sostiene che «i contribuenti non devono pagare un euro» mentre prolunga il prestito per Alitalia.

Carige e il salvataggio di Stato

Politicamente la partita si gioca tra Lega e MoVimento 5 Stelle, partendo da un punto preciso: l’amministrazione controllata garantisce la sua piena operatività e la banca non ha immediato bisogno di iniezioni di liquidità. Ma le difficoltà ci sono, non sono momentanee, risalgono nel tempo; per risolverle,  a patto che ci si muova invece di lasciar incancrenire la situazione come ha fatto il governo Renzi con le quattro banche. Intanto Il Messaggero annuncia un ritorno della Società gestione attivi a Genova:

La Sga dovrebbe acquisire buona parte dei 3,7 miliardi circa tra Npl e Utp (incagli) in modo da ripulire l’attivo. Sarebbe un ritorno della Società gestione attivi a Genova visto che nell’aumento da 544 milioni di fine 2017, Sga aveva sottoscritto il 6% (poi ceduto) e cartolarizzato circa 200 milioni. Dai giorni delle festività natalizie, quando la soluzione straordinaria stava prendendo corpo, secondo quanto risulta al Messaggero, sono partite le trattative con la bad bank del Tesoro che gestisce soldi raccolti sul mercato tramite l’emissione di strumenti finanziari, utilizzati nei salvataggi di Mps, banche venete e, adesso, nella Banca Fucino da parte di Igea Banca.

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I conti di Carige

Anche ieri i commissari avrebbero continuato a dialogare con la società nata per il salvataggio del Banco Napoli, senza tralasciare le altre linee di azioni urgenti, come la rinegoziazione con lo Schema Volontario e Banco Desio del prestito convertendo da 320 milioni che al 60% circa verrà trasformato in capitale. E inoltre si dovrà valutare la cessione di alcuni asset, come Banca Cesare Ponti, Banca Monte di Lucca il tutto in una corsa contro il tempo. Bce ha fissato il termine di tre mesi perla gestione straordinaria, prorogabili di altri tre mesi. E quotidianamente, anche tramite gli uomini Bankitalia, la Vigilanza europea vuole essere informata di tutti i passi da compiere.

Il negoziato fra i commissari e la società presieduta da Alessandro Rivera e guidata da Marina Natale dovrebbe portare a circoscrivere un perimetro di Npe fra incagli (Utp) e sofferenze. Carige ha ancora circa 2 miliardi di Utp e 1,7 miliardi di Npl.

Carige e il fondo interbancario

La prossima settimana entreranno nel vivo i colloqui tra i commissari di Carige e i vertici del Fondo Interbancario e dello Schema Volontario che ha sottoscritto il bond da 320 milioni senza il quale l’istituto non rispetterebbe i parametri patrimoniali. Intanto la Borsa scommette sull’intervento di Unicredit o di Ubi Banca, considerate in pole position rispetto alla Banca Popolare di Milano tra le aspiranti spose della banca genovese.

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Ieri intanto Malacalza è tornato sull’ipotesi di sottoscrivere l’aumento di capitale dopo aver negato la possibilità in assemblea costringendo così la Banca Centrale Europea all’intervento.

Leggi sull’argomento: Carige, due soluzioni per la crisi

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