Come Lucia Azzolina si rimangia il plexiglass in classe

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-06-09

«Nessuno del comitato tecnico scientifico, e tanto meno qui al ministero, ha mai immaginato di chiudere gli studenti dentro cabine di sicurezza» corregge la ministra. «Ho visto immagini surreali di ragazzi chiusi dentro a strutture simili a gabbie. Nessuno ha mai pensato a cose del genere»

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Il plexiglass nelle classi per dividere le postazioni degli studenti a settembre? Mai proposto. Lucia Azzolina si rimanga l’idea insieme a quella delle visiere dopo le proteste. Spiega oggi Repubblica:

Il plexiglass allunga solo l’elenco delle boutade e dei conseguenti dietrofront. «A settembre torneremo alle lezioni in presenza: non esistono soluzioni miracolose, ma di buon senso» dice Lucia Azzolina nel messaggio di ieri agli studenti dove smentisce le “gabbie” intorno ai banchi senza riferire della sua proposta alla videoconferenza con il premier Conte e il mondo scuola giovedì scorso: «Se il contagio sarà ancora presente nel Paese, per dare sicurezza agli studenti potremmo prevedere pannelli in plexiglass tra i banchi». Di qui disegni e immagini che hanno cominciato a circolare simulando le protezioni, la bocciatura di maestri e pedagogisti. Proteste. Proposta ritirata.

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«Nessuno del comitato tecnico scientifico, e tanto meno qui al ministero, ha mai immaginato di chiudere gli studenti dentro cabine di sicurezza» corregge la ministra. «Ho visto immagini surreali di ragazzi chiusi dentro a strutture simili a gabbie. Nessuno ha mai pensato a cose del genere». Rimane l’alternativa delle visiere per i bambini. Su questo ieri la ministra ha chiesto un parere al Comitato tecnico-scientifico che si è riservato una risposta, ma agli occhi degli esperti anche questa alternativa alla mascherina appare meno efficace e sicura: le visiere si possono scheggiare o rompere, tanto che i lavoratori che ora le portano sono stati prima formati.

Tra i suggerimenti, già anticipati da Repubblica, la riduzione dell’orario annuale obbligatorio fino a un massimo del 20% e l’aumento del 10-15% dei docenti. Per l’infanzia viene proposto di lavorare il più possibile all’aperto, impedendo l’accesso dei genitori negli spazi educativi. È il modello centri estivi. Alla primaria viene chiesto di garantire almeno 4 ore per cinque giorni ricorrendo a insegnanti di sostegno e di inglese, supplenti anche solo per un giorno. Oltre alle semplificazioni normative per acquisti di arredi e device e sull’edilizia, molto si insiste sui disabili e sui “patti educativi di comunità”: significa il coinvolgimento del terzo settore e del privato sociale per trovare spazi — dagli oratori alle piscine — e ampliare le attività per piccoli gruppi.

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